America Latina: nuovo anno, gli inviti alla pace, alla riconciliazione e alla fraternità nei messaggi dei vescovi di Colombia, Messico e Argentina

A poche ore dalla fine di un nuovo anno, il presidente della Conferenza episcopale della Colombia, Luis José Rueda Aparicio, arcivescovo di Bogotá, ha rivolto ai connazionali l’augurio di un 2023 “pieno di speranza, riconciliazione e pace”, e nel videomessaggio ha chiesto a Dio tre doni per le famiglie e per la Colombia: “fraternità, riconciliazione e dialogo”. Perciò, l’arcivescovo ha invitato tutti a sentirsi “figli dello stesso Padre”, passando “dall’odio e dalla vendetta alla concordia e all’incontro”. Infine, “è attraverso il dialogo che si possono superare le difficoltà e i conflitti in famiglia e nella società.
Un invito alla pace e al dialogo arriva anche dalla Conferenza episcopale messicana. In un videomessaggio, il segretario generale, mons. Ramon Casto, vescovo di Cuernavaca, chiede ai messicani, per il nuovo anno, di “ricominciare per tracciare insieme percorsi di pace”, consapevoli che “solo nell’unità e nella solidarietà potremo costruire quella pace tanto agognata”; un’opera che, “in modo artigianale, ci impegna tutti”.
Pertanto, “di fronte alle situazioni di ingiustizia e violenza che continuano a opprimere le diverse aree del nostro Paese e che si diffondono come un cancro, facendo ammalare il nostro popolo, come il traffico di droga, la corruzione, l’impunità, la cattiva politica, la povertà, l’odio, la polarizzazione, l’egoismo, e molti altri, ci viene chiesto un maggiore impegno di cambiamento e di conversione per cercare le migliori opportunità di lavorare insieme per la pace”.
Il 2023 sia un anno “che ci unisca e ci renda tutti fratelli”. È l’augurio che la presidenza della Conferenza episcopale argentina (Cea), guidata da mons. Oscar Ojea, vescovo di San Isidro, rivolge a tutti i connazionali nel messaggio diffuso ieri, in vista del nuovo anno. “Durante questo periodo – si legge – abbiamo potuto festeggiare insieme l’indimenticabile trionfo sportivo della squadra nazionale di calcio. Nel festeggiare, siamo riusciti a mettere da parte le differenze e a superare le divisioni nell’emozionante esperienza di una gioia comune. Ci auguriamo che nel prossimo anno saremo in grado di rinnovare atteggiamenti e disposizioni per la convivenza democratica, lasciando da parte tutto ciò che aumenta le divisioni, mette a rischio la tenuta delle istituzioni e rimanda la discussione di questioni urgenti legate alla povertà, al debito sociale, all’istruzione e alla crescita del Paese”.

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