Rifugiati: Centro Astalli, una giovane nigeriana e una coppia di afgani hanno incontrato il presidente Mattarella

Una giovane rifugiata nigeriana e una coppia di coniugi afgani accompagnati da padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, sede italiana del Servizio dei gesuiti per i rifugiati, sono stati ricevuti dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione del 40° anniversario di attività che ricorre il prossimo 14 novembre, nel giorno della nascita del fondatore p. Pedro Arrupe. I tre rifugiati, che sono sostenuti dal Centro Astalli nel loro percorso di integrazione in Italia, hanno avuto modo di raccontare al Capo dello Stato la loro storia personale, i motivi della fuga dai loro Paesi di origine e il percorso di inclusione in Italia. Joy ha raccontato al Presidente la condizione di violenza e persecuzione cui sono sottoposte in Nigeria le persone albine come lei. E ha condiviso la gioia della laurea arrivata il mese scorso e l’amicizia che la lega al Centro Astalli, che l’ha accompagnata ogni giorno del suo percorso a Trento, dove ha vissuto dal suo arrivo dalla Libia a Lampedusa. Jawad e Nazifa hanno riferito al Presidente la grande preoccupazione per le loro famiglie di origine, bloccate a Kabul. Fratelli, sorelle e nipoti cui non riescono a far arrivare viveri e beni di prima necessità, ormai irreperibili in Afghanistan. I familiari non escono di casa dal giorno dell’attentato all’aeroporto di Kabul, perché sono di etnia hazara e hanno lavorato per anni con la cooperazione. Per padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli è stato “un momento bello e ricco di significati. Noi ne vogliamo sottolineare in particolare uno: il Presidente, accogliendoci, ha mostrato il volto di un’Italia solidale e aperta. I rifugiati sono parte delle nostre comunità, contribuiscono alla nostra crescita umana e culturale e rappresentano il volto del futuro”. Durante l’incontro Ripamonti ha voluto condividere con il Presidente la preoccupazione per i migranti alle frontiere d’Europa: “Al confine polacco si sta consumando l’ennesima tragedia in cui le vittime sono uomini e donne vulnerabili e in cerca di salvezza. Molti di loro sono afgani e scappano dal regime talebano”

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