Salute: Medici con l’Africa Cuamm, una favola digitale per festeggiare ogni mamma e i suoi bambini

“Il piccolo Bassù ci racconta della sua vita e di quella del silenzioso fratello, di un luogo in cui le donne cantano per partorire, in cui tutto si può trasformare, anche una pulce monella, che d’improvviso diventa buona: ‘Ci ha punto per non farci prendere le malattie. La mamma dice che si chiama vaccino’”. In occasione della Festa della mamma, Medici con l’Africa Cuamm propone una storia digitale dai tratti sognanti, scanditi da una musica evocativa che le fa da sottofondo. “Una favola che ci porta in terre lontane, terre d’Africa, dove l’immaginazione di un bambino viene stimolata da una madre saggia che trasforma un parto in un canto, un vaccino in pulce, il foglietto delle medicine in aeroplano, l’attesa di un ritorno in bottiglie di plastica che a loro volta diventano macchinine per giocare e dove le lacrime vengono asciugate dal sole. Uno spazio di dialogo, tra tradizione e cura, che dona speranza, desiderio di cambiamento, coraggio di trasformare”, si legge in una nota di Medici con l’Africa Cuamm.
Basta compilare un semplice format nel sito dell’organizzazione per poter scaricare questa “favola magica” da leggere con i propri bambini o da donare ad altri. “Un piccolo dono che possiamo fare a tutte le mamme, vicine e lontane, quelle in Italia e anche quelle in Africa, di cui Medici con l’Africa Cuamm si prende cura, da 70 anni – spiega la nota -. Questi lunghi mesi ci hanno insegnato a trovare forme e modi nuovi per restare uniti, pur se fisicamente distanti, accogliendo anche ciò che di buono web e social ci possono offrire. Invitiamo chi conosciamo a scaricare favola e musica e ad aiutarci a diffondere l’iniziativa. Per continuare a sentirci vicini grazie al potere dell’immaginazione, per far sentire il nostro sostegno fino a quel villaggio rurale dell’Africa in cui Medici con l’Africa Cuamm lavora per proteggere e garantire il diritto alla fantasia e ad un futuro di speranza per Bassù e la sua mamma. Perché il cambiamento è davvero possibile partendo da noi e il prendersi cura dell’altro è un prendersi cura di noi”.

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