Ucraina: nunziatura apostolica rimane a Kiev. Mons. Kulbokas, “il mio posto è qui”

La nunziatura apostolica rimane a Kiev. Raggiunto telefonicamente dal Sir è il nunzio apostolico in Ucraina, mons. Visvaldas Kulbokas, a dirlo. “Non siamo soltanto un’ambasciata”, spiega. “Io qui rappresento il Papa presso l’Ucraina ma anche presso il popolo e presso le Chiese in Ucraina. Ho non soltanto il dovere ma anche la possibilità di stare vicino alla gente. Quindi il mio posto è qui. Certo, se vedessimo che umanamente è impossibile restare, si porrà la questione ma per il momento se si riesce a stare qui, noi non ci muoviamo”. “Siamo qui – racconta il nunzio – con due collaboratori e la comunità delle religiose che assistono la nunziatura. Abbiamo accumulato alcune scorte di viveri già prima dell’azione di guerra come la maggior parte degli abitanti di Kiev, anche se tanti non credevano che la situazione potesse precipitare in questo modo. Avremo quindi per un po’ di tempo viveri e acqua, certo non per lunghissimo tempo. Il problema della grave crisi umanitaria già si sta ponendo ad alcuni e man mano con il passare dei giorni si estenderà a tutta la città di Kiev ma anche a Kharkiv, Odessa, Mariupol, Kherson la situazione è simile”. Nel rispondere su come è andata la nottata tra sirene e bombardamenti, il nunzio risponde: “Bisogna in ogni caso recuperare le forze e abbiamo quindi individuato dei luoghi che valutiamo relativamente più protetti in caso di un attacco missilistico. Dormiamo quindi nei materassi che abbiamo disposto in alcuni punti, anche nello scantinato. Anche la messa la celebriamo in un luogo che riteniamo più sicuro. Tengo però sempre con me lo zaino con l’essenziale: un po’ di acqua, i documenti, il telefono, per essere pronti a tutto”. “Stando qui, in qualche modo, possiamo sentire il dramma di chi soffre il fuoco delle armi, il freddo, il pericolo, le ferite e addirittura la morte”, dice il nunzio. “Ma possiamo anche percepire molto forte la solidarietà tra gli ucraini, di tutte le confessioni e religioni” alla quale si aggiunge la solidarietà che “ci arriva dall’esterno, di chi prega per la pace, per noi che siamo qui. E di chi ci pensa, chi con il cuore si sente vicino a noi. È come se fossimo in questi giorni la capitale spirituale del mondo dove si riunisce da una parte il dramma ma dall’altra anche la bellissima risposta dell’umanità”.

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