Quaresima: mons. Palmieri (Ascoli Piceno), “un tempo di quaranta giorni per ritrovare noi stessi e riscoprire ancora una volta la nostra identità di figli di Dio”

“Ci viene regalato un tempo di quaranta giorni per ritrovare noi stessi e riscoprire ancora una volta la nostra identità di figli di Dio. A questo serve l’itinerario spirituale della Quaresima. Non si tratta di metterci alla prova per vedere se siamo capaci di formulare propositi in maniera credibile o di fare piccoli sacrifici. Non è ‘prestazionale’ la Quaresima! Non riguarda il fare ma l’essere”. Lo sostiene, nel messaggio per Quaresima, mons. Gianpiero Palmieri, vescovo di Ascoli Piceno. Spesso, osserva il presule, “finiamo per vivere la vita di tutti i giorni troppo concentrati su ciò che facciamo e ci dimentichiamo chi siamo e chi sono gli altri. L’itinerario quaresimale invece, che è in fondo un cammino di riscoperta del battesimo, giorno dopo giorno ci mette in contatto con la Parola di Dio per aiutarci a ricordare che ‘siamo un volto’. Quando ci allontaniamo dalla Parola di Dio, ecco che finiamo spesso per diventare i giudici più inflessibili di noi stessi; oppure ci appiattiamo sulla superficie della vita, preoccupati solo di come gli altri ci vedono; o ancora diventiamo duri di cuore e scivoliamo nell’indifferenza o nel cinismo, per cui non vediamo più il volto degli altri”. Per il vescovo, “il cammino sinodale di quest’anno ci aiuta a vivere la quaresima in modo diverso. Come sappiamo, è l’ascolto per discernere la voce dello Spirito il centro del cammino: ascoltare la Parola, ascoltarci tra noi. Perciò, “potremo riscoprire che la preghiera non consiste nel ‘parlare a Dio’ ma nell’ascoltare la sua Parola”; “il digiuno non consisterà solo nella rinuncia al cibo il mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo, ma sarà un digiuno fatto con ‘le orecchie’ e consisterà nello smettere di ascoltare solo noi stessi e le parole che ascoltiamo sempre (i soliti conoscenti, i soliti programmi in tv, i soliti siti di internet…), per aprirci all’ascolto di altri a cui abitualmente non prestiamo attenzione”; “anche l’elemosina acquista quest’anno una dimensione particolare: è ascoltare soprattutto i più fragili e i più poveri, con empatia sincera, per dare loro il bene prezioso dell’ascolto, prima ancora dei soldi”.

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