Ucraina: Forti (Caritas italiana), “primi sfollati in arrivo nelle diocesi, numeri in aumento”

Tutte le 220 Caritas diocesane in Italia sono già mobilitate e pronte per l’accoglienza dei profughi dall’Ucraina. I primi sono già arrivati nelle diocesi di Bergamo, Venezia, Palermo, Pescara ed altre. “Non abbiamo ancora attivato un monitoraggio ma i numeri crescono di giorno in giorno. Le prefetture ci hanno già chiamato, quindi noi ci attiveremo sia con i sistemi Cas (Centri di accoglienza straordinaria), sia con i sistemi Sai (Sistema di accoglienza e immigrazione) e con le accoglienze diocesane. Stiamo dando indicazioni anche di carattere sanitario, in collaborazione con le Asl, per evitare focolai di Covid-19”. A parlare al Sir è Oliviero Forti, responsabile dell’area immigrazione di Caritas italiana. Alcune stime, calcolate sulla presenza in Italia di 250.000 ucraini, indicano la possibilità che l’Italia si trovi ad affrontare l’arrivo di 900.000 persone. “In questa fase – precisa Forti – stiamo dicendo a tutti di favorire l’accoglienza diffusa in appartamenti. Sono persone che di fatto non dovrebbero fermarsi. Hanno molti parenti e amici in Italia che non sempre sono in grado di accoglierli perché magari vivono presso altre famiglie. Finché è possibile è meglio prediligere questa modalità, poi se ci sarà una emergenza umanitaria anche nel nostro Paese e sarà attivata anche la protezione civile saranno necessari anche centri più grandi. E comunque speriamo sempre che la guerra finisca e sia una accoglienza temporanea”. Si avanza anche l’ipotesi della possibile riapertura dell’ex centro di Mineo (Catania), chiuso nel 2019 dopo aver accolto migranti, che potrebbe ospitare 2.000 persone. “Non griderei allo scandalo se venisse riaperto – commenta -. Bisogna capire l’entità della situazione. Perché se arriveranno 900.000 persone temo sarà inevitabile la necessità di aprire campi profughi o requisire alberghi”. Se la direttiva 55/2001 per la protezione umanitaria temporanea proposta dalla Commissione europea venisse attivata sarebbe avviato un piano di redistribuzione. “Se questo avvenisse potremmo assistere a numeri di arrivi importanti in tempi relativamente brevi – conclude Forti -. Al momento arrivano tutti alla spicciolata, con pullman, anche perché le distanze lo permettono”.

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