Mercoledì delle Ceneri: card. Betori (Firenze), c’è uno “stretto legame tra fede in un Dio che è amore e impegno per la fraternità tra i popoli”

“Convertirsi non è propriamente cambiamento nell’agire, ma anzitutto cambiamento nell’essere. Non si tratta semplicemente di mutare il nostro comportamento ma di orientare in modo nuovo la nostra esistenza. Lontano da noi il moralismo. Lontano da noi la riduzione dell’agire etico a una osservanza di norme. L’osservanza, il comportamento devono scaturire da una precisa identità, da una coscienza che riconosce la propria verità”. Lo ha detto stasera il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nell’omelia per la celebrazione del Mercoledì delle Ceneri, in cattedrale.
“Nella fluidità della nostra società, dove si sono smarriti gli ancoraggi sicuri, dove si è perduto ogni riferimento certo, e dove tutto e il contrario di tutto è possibile, l’uomo ha perso la coscienza di un’origine verso la quale rivolgersi, e naviga a vista in mezzo a pulsioni contraddittorie, seguendo l’uno o l’altro vento che lo sospinge ad approdi a cui chiede solo il carattere della novità e del superamento di ogni precedente limite”, ha osservato il porporato.
“Molti uomini e donne tra noi hanno perduto il loro radicamento in Dio. Dio è scomparso dal loro orizzonte esistenziale; se rimane ancora nel loro vocabolario, non rappresenta più però una presenza viva e significativa nelle scelte quotidiane, colui da cui trae origine la nostra vita e il suo significato – ha aggiunto -. Solo scavando a questa profondità, che è quella della fede, è possibile fare della conversione un gesto che interessa e redime realmente la nostra persona, ridandole l’identità di una creatura che si apre al dialogo con il suo Creatore”. Per l’arcivescovo, “il problema di Dio resta il problema fondamentale per gli uomini: con Lui o senza Lui, tutto cambia. La partita si gioca tra un uomo chiuso in sé stesso, nell’illusione di poter conquistare un’autonomia assoluta, che lo renda pienamente padrone di sé, e un uomo fiduciosamente aperto alla trascendenza, che scopre come solo nel dialogo con Dio, che lo ha voluto per amore, possono aprirsi orizzonti di speranza che oltrepassano ogni suo desiderio”.
Facendo riferimento ai “tragici scenari di guerra accanto a noi”, il card. Betori ha chiarito: “La ricomposizione delle relazioni tra i popoli secondo giustizia è possibile solo a partire dal riconoscimento dell’unità della famiglia umana fondata sul riconoscimento dell’unico Dio creatore per amore. Questo stretto legame tra fede in un Dio che è amore e impegno per la fraternità tra i popoli aiuta a comprendere l’affermazione di Giorgio La Pira, per cui ‘la preghiera è più potente della bomba atomica’, perché le bombe creano solo distruzione e la pace nasce solo dai cuori convertiti dall’amore di Dio. Per questo oggi accogliamo l’esortazione del Papa a vivere una giornata di preghiera e di digiuno per la pace in Ucraina”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Europa