Giornata mondiale poveri: fratel Biagio Conte, gli indigenti “sono sempre di più, non possiamo continuare a chiudere gli occhi”

“Rivolgo un grido disperato ma di speranza all’intera società, non possiamo rimanere inermi spettatori davanti alle tante difficoltà, sofferenze ed emarginazione’’. Alla vigilia della Giornata mondiale dei poveri, è questo l’appello lanciato da fratel Biagio Conte, fondatore della Missione di Speranza e Carità di Palermo che accoglie circa 600 persone in difficoltà, nonostante le tante difficoltà dovute alla chemioterapia per combattere il cancro. “Sono circa una decina le persone al giorno che chiedono aiuto alla Missione”, ricorda Riccardo Rossi, portavoce della Missione di Speranza e Carità. “Bussano alle nostre porte, chiamano al telefono. Da noi arrivano sempre più famiglie in difficoltà, che chiedono da mangiare e in tanti casi anche alloggio. Sono sempre di più i giovani sbandati che vengono a chiedere accoglienza. Tante persone condannate per i reati, sempre più frequenti, chiedono di svolgere servizi alternativi al carcere in Missione. Altre persone che domandano aiuto hanno forti disturbi comportamentali, problematiche che la Missione non è in grado di affrontare. Vi è anche un pericoloso aumento, delle dipendenze da alcool e droga”. “Sono numerosi i comuni siciliani che contattano la nostra comunità perché non hanno posti di accoglienza e chiedono disponibilità, chiamano anche istituti penitenziari, Cas (centri di accoglienza straordinari) e ospedali che propongono ospitalità anche di persone con problemi seri di salute o psichici”, conclude Rossi. “Non possiamo continuare a chiudere gli occhi – spiega fratel Biagio – e a fare finta di non vedere e così diventiamo responsabili di questa profonda crisi, dell’umanità, dei cuori duri e aridi, che però sanno ben usare i telefonini, il computer, vestire alla moda, sprofondando nei vizi e nei piaceri, sprecando i soldi in giochi d’azzardo, in vacanze ricolme di lusso. Chi ha e non dona a chi è nel bisogno, cioè al più debole, non è un cittadino, cioè un uomo e una donna di vera giustizia, di vera pace e di vera speranza”. “Vogliamo e pretendiamo la pace – conclude Conte – ma prima dobbiamo costruirla nel nostro cuore, nella nostra città, nella nostra regione e nazione e allora sì che otterremo la pace, insieme a tutte le nazioni e tutti i popoli’’.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori