Cop27: Milano (Greenaccord), “non sia l’ennesima occasione persa”

(Foto: ANSA/SIR)

“Non soltanto per la crisi bellica apertasi con l’aggressione della Russia e la conseguente crisi energetica che ha destabilizzato il sistema economico capitalista ancora eccessivamente incardinato sui combustibili fossili, ma anche per la difficoltà di dare concretezza politica e finanziaria agli impegni assunti lo scorso anno a Glasgow, la Cop27, in corso di svolgimento da quasi una settimana in Egitto, rischia seriamente di essere ricordata come una delle Conferenze sul clima più inutili e più dannose”. Giuseppe Milano, dottorando di ricerca in Gestione sostenibile del territorio al Politecnico di Bari e segretario generale di Greenaccord onlus, è preoccupato per quello che sta avvenendo a Sharm el-Sheikh.
“Nonostante negli ultimi anni siano stati fatti importanti passi avanti nei negoziati climatici, sempre più spesso costruiti sulla base dei report scientifici prodotti da agenzie internazionali come l’Ipcc e nella consapevolezza che siano processi notevolmente complessi, i processi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici procedono troppo lentamente rispetto alla progressiva accelerazione degli effetti estremi causati dalle perturbazioni atmosferiche – dice al Sir Milano -. L’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo), il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), l’Agenzia Internazionale dell’energia (Iea), nei giorni scorsi, hanno pubblicato i loro annuali rapporti da cui si evince, drammaticamente, sia che potremmo raggiungere i 2,8°C di aumento della temperatura media globale alla fine del secolo – ben lontani dall’1,5°C indicato come soglia di sicurezza nel 2015 a Parigi – sia che siamo lontani dall’obiettivo essenziale di riduzione di almeno il 40% delle emissioni climalteranti entro il 2030 – propedeutico al raggiungimento della decarbonizzazione al 2050 – sia che non è stata raggiunta ancora una intesa politica globale sul fondo da 100 miliardi di dollari all’anno che deve essere costituito per aiutare, secondo il meccanismo compensativo del ‘Loss and Damage’, i Paesi in via di sviluppo a fronteggiare gli impatti violenti e devastanti dei cambiamenti climatici, a cui concorrono, però, solo per il 4%”.
Il segretario generale di Greenaccord teme che, ancora una volta e per come denunciato pure da Greta Thunberg, le attese e le speranze delle più giovani generazioni vengano tradite, finendo sotto la coltre della retorica o, peggio, del “greenwashing più cinico”: “La straordinaria presenza delle lobby dei combustibili fossili, ben più numerose delle organizzazioni non governative che spingono per la proliferazione delle rinnovabili, conferma il timore che possa fallire il disegno degli operatori della finanza climatica che ambiscono a sostenere la conversione ecologica e la decarbonizzazione economica, in contrapposizione ai fondi di investimento e alle banche che dal 2015 hanno destinato alle imprese più inquinanti la cifra stratosferica di 4.600 miliardi di dollari, sei volte quanto previsto dal Green New Deal dell’Unione europea”.

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