Diocesi: Taranto, anziano dona sua collezione di quasi 200 opere d’arte a Curia. Mons. Santoro, “una grande dimostrazione della fiducia della gente verso la Chiesa”

Una vita semplice. I figli da crescere, un lavoro come impiegato. Tanti i sacrifici che Paolo Pace (nome di fantasia, ndr) ha fatto per soddisfare una grande passione: l’arte contemporanea. Appese alle pareti di casa sua, fino a qualche giorno fa, c’erano le opere di Bruno Cassinari, Mario Sironi, Ernesto Treccani, Ottone Rosai, Antonio Rolla, Sante Polito, lo scultore Carlo Zauli, Giuseppe Migneco, Tano Festa, Michelangelo Pistoletto, Antonio Piga, Luigi Guerricchio e tanti altri. È stato Paolo a chiedere al centralino della diocesi di poter parlare con don Francesco Simone, direttore del Mudi, perché aveva un’intera collezione di opere d’arte da donare alla Curia tarantina. Nei giorni scorsi l’atto davanti ad un notaio ha sancito il passaggio, la donazione delle quasi 200 opere, alla presenza dell’arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro, che ha formalmente accettato questo dono inatteso. Di fronte a lui un uomo di 86 anni che piangeva di gioia per tanta bellezza donata finalmente alla fruizione di tutti. “Incredibile anche il gesto dei figli – commenta don Francesco – che mi hanno confermato di essere tutti concordi a rinunciare a questa eredità perché in quelle tele, in quelle sculture, c’è l’anima del padre e loro volevano che rimanesse intatta, per tutti, rendendo anche noti la fatica e il sacrificio che ha fatto per collezionare”. Già la prossima primavera al Mudi dovrebbe esserci un allestimento temporaneo, in attesa di creare qualcosa di permanente. “Andando oltre il valore delle opere, l’aspetto interessante di questa storia – sottolinea l’arcivescovo della diocesi ionica, mons. Santoro – è che quest’uomo voleva che tanta bellezza fosse custodita in un luogo fruibile al pubblico, esente da interessi commerciali e ha pensato alla nostra Chiesa, come cultrice dell’educazione della gente, della vita. Ieri, mentre attendevamo di firmare a Roma, mi ha detto che così si realizzava il sogno della sua vita, non vendere le sue opere per trarne guadagno ma farle amare. Questa storia è anche una grande dimostrazione della fiducia che la gente ha verso la Chiesa. La bellezza è nutrimento per tutti”.

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