Messico: Clamor a presidente López Obrador, “basta repressione e violenza contro i migranti”

La repressione, la violenza e il contenimento delle migrazioni al confine meridionale del Messico, in particolare a Tapachula, hanno provocato la reazione della rete ecclesiale continentale Clamor, che, in una lettera indirizzata al presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador, al segretario degli Affari esteri, Marcelo Ebrard Casaubón, e ad Alejandro Encinas Rodríguez, sottosegretario per i Diritti umani, la popolazione e gli affari religiosi, chiede “soluzioni alternative che vadano oltre la visione a breve termine”, privilegiando il dialogo e le risposte adeguate.
L’atteggiamento del Governo messicano, che viene paragonato a quello promosso negli Stati Uniti, colpisce “sia la popolazione locale sia i migranti, che sono lasciati in un vicolo cieco”. La rete Clamor condanna il fatto che “si impedisca il libero transito attraverso il territorio nazionale a coloro che hanno già una sentenza favorevole per soggiornare legalmente in Messico”.
La lettera – firmata da mons. Gustavo Rodríguez, arcivescovo di Yucatán (Messico)e presidente della rete Clamor, da mons. Guadalupe Torres Campos, vescovo di Ciudad. Juárez e coordinatore della pastorale della Mobilità umana in Messico, dal card. Alvaro Leonel Ramazzini, vescovo di Huehuetenango (Guatemala), e mons. Guido Charboneau, vescovo di Choluteca (Honduras) e responsabile Clamor in Centro America – esorta “a realizzare le azioni concrete per assistere le persone nel contesto della mobilità, rispettando il giusto processo e, in tal modo, evitando e prevenendo violazioni dei diritti umani”.
I firmatari chiedono il rispetto della Costituzione messicana, “che stabilisce la libera circolazione, in modo che coloro che hanno già un soggiorno legale in Messico possano viaggiare attraverso il Paese in cerca di residenza e opzioni di lavoro che permettano loro di vivere con dignità. servizi di base”.
Allo stesso tempo, il Governo messicano è esortato a ricordare lo status di migrante di molti cittadini del Paese, dando così “chiari segni di ospitalità e accoglienza” e stabilendo “nuove alternative di regolarizzazione che permettano alla popolazione migrante di accedere ai diritti umani che spettano per la loro stessa dignità di persone”. Infine, si chiede di porre fine a qualsiasi repressione violenta e sproporzionata verso i migranti.

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