Migranti: Intersos e 45 Ong, “recinzioni, muri e campi chiusi a Lesbo, libertà ancora più limitate”

 A un anno dall’incendio che, nella notte tra l’8 e il 9 settembre 2020, devastò il campo di Moria, sull’isola di Lesbo, Intersos, assieme a 45 Ong e gruppi della società civile, pubblica un rapporto che esorta l’Unione europea e il governo greco “ad abbandonare i piani avviati per limitare drasticamente il movimento dei rifugiati nei campi in Grecia”. Con il supporto finanziario e tecnico della Commissione europea, le autorità greche stanno, infatti, costruendo nuove strutture e promuovendo una nuova legislazione “che mira a limitare ulteriormente la libertà di movimento dei residenti del campo e l’accesso per Ong, giornalisti e altri soggetti con ruoli critici di erogazione e monitoraggio degli aiuti”. All’indomani dell’incendio di Moria, le autorità greche ed europee avevano promesso che le condizioni di accoglienza sarebbero migliorate. Eppure, a pochi mesi dall’incendio del settembre 2020, i funzionari greci e dell’Ue hanno concordato la costruzione di Centri polivalenti di accoglienza e identificazione su cinque isole dell’Egeo. Con il sostegno finanziario e tecnico della Commissione europea, le autorità greche stanno costruendo recinzioni e muri di cemento intorno a decine di campi esistenti in luoghi remoti sulle isole dell’Egeo “rendendoli in tal modo dei campi chiusi, e introducendo una legislazione per limitare ulteriormente la libertà di movimento e di accesso ai campi”. Il rapporto evidenzia i rischi di questo approccio: le nuove strutture “impediranno un’efficace identificazione e protezione delle persone vulnerabili; limiteranno l’accesso a servizi e assistenza ai richiedenti asilo; ostacoleranno il monitoraggio indipendente delle condizioni all’interno strutture; aggraveranno gli effetti dannosi sulla salute mentale delle persone. Inoltre, queste politiche impediranno l’integrazione dei rifugiati nella comunità, a danno loro e della stessa Grecia”. Da febbraio 2021 Intersos offre un servizio di supporto psico-sociale e salute mentale indirizzato a donne sopravvissute alla violenza di genere. Ad oggi, più 140 donne hanno avuto accesso al servizio.

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