Coronavirus Covid-19. Laurenti (Gemelli), “bene terza dose vaccino ma dobbiamo anche ascoltare e motivare gli ‘esitanti'”

foto SIR/Marco Calvarese

Ascoltare e motivare gli “esitanti”. Per raggiungere l’immunità di gregge – la variante delta richiede almeno il 90% dei vaccinati – occorre coinvolgere il popolo degli “esitanti”, non propriamente no-vax, ma persone che rinviano questa vaccinazione nel timore che il vaccino anti-Covid sia ancora un farmaco sperimentale. Ne è convinta Patrizia Laurenti, direttore dell’Unità di Igiene ospedaliera e responsabile del Centro di vaccinazione del Policlinico Agostino Gemelli Irccs di Roma, che in un’intervista al Sir sottolinea l’importanza della terza dose di “rinforzo” ma invita al confronto con chi esita temendo di essere considerato una cavia da laboratorio.
Il vaccino anti-Covid, spiega, “ha superato tutte le fasi della sperimentazione clinica, che si sono svolte in maniera più veloce per una concomitanza di eventi: l’urgenza dettata dalla pandemia, la disponibilità di fondi, il confluire di diversi ricercatori in ogni parte del mondo. Alla fase di sperimentazione segue la cosiddetta sorveglianza post-marketing, successiva alla commercializzazione del prodotto utilizzato nella popolazione generale. In questi otto mesi sono state somministrate miliardi di dosi e i dati della sorveglianza sugli eventi avversi sono assolutamente rassicuranti. Per questo parlare ancora di farmaco sperimentale è un errore concettuale”. “Per raggiungere quegli oltre 3 milioni di ultra cinquantenni che non si sono vaccinati per motivi indefiniti e a noi non noti temo sia necessario l’obbligo vaccinale – conclude -. Tuttavia sarebbe preferibile un confronto con loro. Noi siamo disponibili: il tema ‘esitazione’ è importante; queste persone vanno ascoltate e motivate”.

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