Arte: mons. Sequeri (teologo), “rieducare la sensibilità estetica. Chi entra in chiesa si trova davanti al mistero”

(Foto: Toscana Oggi)

“In Europa vendiamo le chiese: non mi dispiacerebbe se ogni tre, quattro chiese di una città ce ne fosse una dedicata alla rieducazione della nostra sensibilità estetica per le parti profonde dell’anima nelle quali si incontra Dio”. È la proposta che il musicista e teologo mons. Pierangelo Sequeri ha lanciato questa mattina nell’aula magna della Facoltà Teologica dell’Italia centrale di Firenze, davanti a circa duecento convegnisti convocati da tutta la Toscana, in occasione del convegno “Per una comunità ospitale. L’arte come luogo di accoglienza nel tempo della ricostruzione”, organizzato dalla Commissione cultura e comunicazione della Conferenza episcopale toscana (Cet).
La porta delle nostre chiese, ha ricordato Sequeri, “dà sulla strada, e chi entra anche se è ateo si trova davanti al mistero”. Molto però dipende “da quello che trovi oltre la soglia. Dovresti trovare l’incanto. Spesso trovi trincee di panche, camminamenti che spingono sui lati, luci che illuminano come un hangar e non lasciano spazi di penombra in cui rifugiarsi”.
Sequeri ha illustrato il tema assegnato dalla Commissione cultura e comunicazioni sociali della Cet, cioè “L’arte come luogo di accoglienza”. Una critica nemmeno troppo velata alla contemporaneità, quella di Sequeri: “Per avere un’estetica che mette in evidenza i valori del sacro, della vita, dello spirito dobbiamo per forza rinunciare alla bellezza? Se vogliamo essere persuasivi come cristiani, in questo nuovo millennio, non possiamo prescindere dai canoni dell’Umanesimo e del Rinascimento che Michelangelo e Raffaello ci hanno consegnato. E Firenze in questo ne è esempio riuscito”.
“La pubblicità commerciale – ha osservato – pratica ampiamente la via della bellezza. La produzione dei beni di consumo è attestata sui valori simbolici, pratica la liturgia: il valore che si acquista è immateriale. La pubblicità vende potenza, non automobili; vende prestigio, non orologi; vende carattere, non rasoi elettrici. Vende forme e forze spirituali, vende trasformazioni dell’anima. Questo è il suo modo di arrivare al centro dell’anima. Fa il suo lavoro. Qui c’è una verità interessante: che l’essere umano non riesci ad affezionarsi a ciò che dà piacere se essi non attirano la sua anima, se non seducono il suo spirito.”
Per Sequeri, la Chiesa post tridentina – che una certa formazione odierna ha voluto blindata culturalmente – in realtà ha incontrato i migliori artisti del suo tempo, consegnando alla storia dell’uomo i più grandi elaborati artistici che oggi tutto il mondo ci invidia. Elaborati – ossia manufatti – cristiani che hanno segnato e segnano il pensiero umano. Riflessione, liturgia ed esperienza estetica si intrecciano in un patto educativo da riscoprire con urgenza perché si arrivi a quella essenza e a quella originalità del cristianesimo. L’estetica è dunque la via che oggi ci propone lo Spirito per giungere ad una nuova forma di annuncio, incisiva e quanto mai efficace per l’uomo del nostro tempo.

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