Papa in R.D. Congo: incontro clero, “siate testimoni di fraternità, mai in guerra, per immettere fiumi di pace nelle aride steppe della violenza”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Il servizio è efficace solo se passa attraverso la testimonianza. Per essere buoni sacerdoti, diaconi e consacrati non bastano le parole e le intenzioni: a parlare, prima di tutto, è la vita stessa”. Lo ha detto il Papa, che incontrando il clero nella cattedrale di Kinshasa ha riassunto così il senso della vocazione religiosa: “offrire vicinanza e consolazione, come una luce sempre accesa in mezzo a tanta oscurità”. “E per essere fratelli e sorelle di tutti, siatelo anzitutto tra di voi”, l’invito di Francesco: “testimoni di fraternità, mai in guerra; testimoni di pace, imparando a superare anche gli aspetti particolari delle culture e delle provenienze etniche, perché, come affermò Benedetto XVI rivolgendosi ai sacerdoti africani, la vostra testimonianza di vita pacifica, al di là delle frontiere tribali e razziali, può toccare i cuori’”. Poi il Papa ha citato un proverbio africano, che dice: “Il vento non spezza ciò che sa piegarsi”. “La storia di molti popoli di questo Continente è stata purtroppo piegata e piagata da ferite e violenze, e perciò, se c’è un desiderio che sale dal cuore, è quello di non doverlo fare più, di non doversi più sottomettere alla prepotenza del più forte, di non dover più abbassare il capo sotto il giogo dell’ingiustizia”, ha osservato Francesco: “Ma possiamo accogliere le parole del proverbio principalmente in senso positivo: c’è un piegarsi che non è sinonimo di debolezza, di essere codardo, ma di fortezza; allora significa essere flessibili, superando le rigidità; significa coltivare un’umanità docile, che non si chiude nell’astio e nel rancore; significa essere disponibili a lasciarsi cambiare, senza arroccarsi sulle proprie idee e posizioni. Se ci pieghiamo davanti a Dio, con umiltà, egli ci fa diventare come lui, operatori di misericordia. Quando restiamo docili nelle mani di Dio, egli ci plasma e fa di noi delle persone riconciliate, che sanno aprirsi e dialogare, accogliere e perdonare, immettere fiumi di pace nelle aride steppe della violenza. E, così, quando soffiano impetuosi i venti dei conflitti e delle divisioni, queste persone non possono essere spezzate, perché sono ricolme dell’amore di Dio”. “Non scoraggiatevi, c’è bisogno di voi!”, l’invito finale: “Grazie per quello che siete e per quello che fate. Siete preziosi, importanti. Vi auguro di essere sempre canali della consolazione del Signore e testimoni gioiosi del Vangelo, profezia di pace nelle spirali della violenza, discepoli dell’Amore pronti a curare le ferite dei poveri e dei sofferenti”.

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