Elezioni regionali: Aris e Uneba Lombardia, “creare davvero un sistema accogliente e capace di farsi carico delle persone fragili e delle loro famiglie”

“Le criticità, nel sistema dei servizi sanitari e sociosanitari, portate drammaticamente in evidenza dalla pandemia da Covid-19, si inseriscono in un contesto di sofferenza complessiva del sistema welfare che, in larga misura, preesisteva”. È questa la premessa che porta Aris Lombardia e Uneba Lombardia a proporre ai candidati alla Regione Lombardia una serie di otto quesiti che in realtà sono delle proposte per “migliorare i rapporti tra ospedali religiosi e Rsa con la Regione”. La prima richiesta è di “istituire tavoli permanenti per la programmazione della rete dei servizi sanitari e sociosanitari in tutte le aree di intervento: acuti, riabilitazione, cure intermedie, anziani, disabili, salute mentale, minori, assistenza domiciliare e cure palliative”. L’obiettivo è “quello di arrivare a una programmazione che conduca a creare davvero un sistema accogliente e capace di farsi carico delle persone fragili e delle loro famiglie”. Si chiede anche alla Regione di “avviare concretamente un nuovo modello di presa in carico domiciliare. In particolare, si tratta di superare definitivamente un sistema a silos inter-indipendenti per integrare efficacemente la logica del nuovo servizio di cure domiciliari con il sistema ospedaliero, con quello di cure primarie e con tutti gli altri interventi sociosanitari e sociali”. Il tema della prossimità va reinterpretato, sostengono Airs e Uneba: “Siamo convinti che la ‘vicinanza’ sia intesa non solo nella sua dimensione fisica, ma anche come atteggiamento del sistema dei servizi nella capacità di ascolto, di comprensione dei bisogni espressi e non solo, cui far corrispondere interventi in termini di servizi”. Quanto alla prospettiva di sviluppare il welfare in senso iperspecialistico o di multiservizi non ci sono dubbi: “Noi pensiamo che le strutture dotate di servizi, ormai divenuti multiservizi, oltre che essere una risposta a specifici bisogni di specifiche persone siano un patrimonio del territorio capace di realizzare sinergie e comunicazioni tra i cittadini e la loro richiesta di ‘cura’, ponendosi in una relazione d’aiuto con le famiglie e le persone fragili”, affermano le due organizzazioni.
Sul piano gestionale e finanziario, “ogni budget di fragilità è diverso da ente a ente, deve essere flessibile, variabile, modulare e personalizzato, poiché deve contenere i fabbisogni del territorio partendo dai settori e servizi residenziali e almeno un servizio a filiera; solo così è possibile superare il paradigma degli accreditamenti settoriali a ‘silos’ e il girovagare degli accreditamenti sul territorio regionale”.

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