Papa in R.D. Congo: incontro clero, “il sacerdozio non è un mestiere”, non “servirci” del popolo ma “servirlo”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Dio apre strade nei nostri deserti e noi, ministri ordinati e persone consacrate, siamo chiamati ad essere segno di questa promessa e a realizzarla nella storia del Popolo santo di Dio”. Lo ha detto il Papa, incontrando i sacerdoti, i diaconi, i consacrati e le consacrate e i seminaristi nella cattedrale di Kinshasa, penultimo momento pubblico della tappa del viaggio nella Repubblica Democratica del Congo, prima dell’incontro con i vescovi di domani mattina e della partenza alla volta del Sud Sudan. “Dio non permette alle acque di sommergerci, né al fuoco di bruciarci”, ha assicurato Francesco sulla scorta del profeta Isaia: “sentiamoci portatori di questo annuncio in mezzo alle sofferenze della gente”. “Il sacerdozio e la vita consacrata diventano aridi se li viviamo per ‘servirci’ del popolo invece che per servirlo”, il monito del Papa: “Non si tratta di un mestiere per guadagnare o avere una posizione sociale, e nemmeno per sistemare la famiglia di origine, ma è la missione di essere segni della presenza di Cristo, del suo amore incondizionato, del perdono con cui vuole riconciliarci, della compassione con cui vuole prendersi cura dei poveri. Noi siamo stati chiamati a offrire la vita per i fratelli e le sorelle, portando loro Gesù, l’unico che risana le ferite del cuore”.

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