Festival Dottrina sociale: Rosina (Un. Cattolica), “un figlio è bene collettivo su cui tutta la società deve investire”. “Servono politiche trasformative”

(Foto: Valentina Zamboni)

(da Verona) “Noi abbiamo sempre pensato che la nascita figlio fosse un costo privato di chi ha deciso di metterlo al mondo” che ha anche portato a “considerare i figli come proprio prolungamento del successo personale”. Ma “un figlio è un bene collettivo su cui tutta la società investe, questa è la base del quoziente familiare in Francia”. In Italia “serve una versione ampia e integrata delle politiche, non spezzettata”. Lo ha affermato Alessandro Rosina, demografo dell’Università Cattolica di Milano, durante il panel “Natalità, la nuova questione sociale” svoltosi stamattina nell’ambito della terza giornata della XII edizione del Festival della Dottrina sociale in corso al Palaexpo Verona Fiere sul tema “Costruire la fiducia – La passione dell’incontro”.
Dialogando con Gigi De Palo, Rosina ha osservato che “l’assegno unico universale è stato un momento in cui le politiche familiari sono state sottratte all’uso ideologico a fine di parte per essere consegnate come priorità per tutto il Paese, questo è il clima sociale e politico positivo che serve”. Per il demografo serve “aumentare la base universale dell’assegno, che ha una parte molto forte per il contrasto della povertà”. Oggi, serve “mettere le famiglie del ceto medio nelle condizioni di poter fare figli”. Lo si deve fare con “politiche trasformative per il Paese”, perché “se non invertono la tendenza non servono a niente”. La Germania, per esempio, da alcuni anni “ha messo in campo politiche trasformative”. Da qui la proposta di Rosina: “Allineare ogni misura messa in campo al livello delle migliori esperienze europee”. Perché “se continua il trend di denatalità, in Italia tra 15 anni capiremo che non c’è nessuna possibilità, avremo un terzo in meno di forza lavoro potenziale” con risvolti sulla sostenibilità del sistema Paese
“Un futuro migliore – ha evidenziato il demografo – non lo otteniamo sottraendo diritti ad una parte della popolazione ma aggiungendo diritti a chi può contribuire a rendere più solido il Paese consentendogli di guardare in maniera più generativa al futuro”. In questo senso, “serve inglobare e dare più peso alle giovani generazioni”.

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