Festival Dottrina sociale: p. Bebber (Aris), “i cattolici che lavorano in sanità portano in questa realtà tutta la carica umana e cristiana che hanno dentro”

(Foto: Valentina Zamboni)

(da Verona) “I cattolici che lavorano nel mondo della sanità portano in questa realtà tutta la carica umana e cristiana che hanno dentro”. Lo ha affermato padre Virginio Bebber, presidente dell’Associazione religiosa Istituti socio-sanitari (Aris), intervenendo al panel “Riflessioni sull’identità cristiana degli Istituti socio-sanitari cattolici” svoltosi oggi pomeriggio nell’ambito della terza giornata della XII edizione del Festival della Dottrina sociale in corso al Palaexpo Verona Fiere sul tema “Costruire la fiducia – La passione dell’incontro”.
Il presidente dell’Aris ha evidenziato l’importanza di “sapere guardare il dolore dell’altro per dargli una mano sapendo che non sempre sapremo dargli la guarigione. Ma bisogna essergli vicino, essere fratelli che camminano con lui. Questo è il primo passo da compiere in sanità”, ha proseguito p. Bebber, ricordando che negli ospedali con “lo star vicino alle persone, le si aiuta a rendere meno duro il loro percorso, la loro fatica giornaliera”. “Il Dio che si è fatto uomo come noi ci dice come noi dobbiamo essere vicini agli altri con tutte le nostre ricchezze – la nostra umanità e gli strumenti che la scienza ci mette in mano – per aiutare l’altro a tirar fuori il meglio che ha dentro di sé”, ha concluso il presidente dell’Aris. È poi intervenuto Giuliano Maffei, presidente dell’Irccs Fondazione Stella Maris, che ha parlato del sogno di realizzare “nel nuovo ospedale che andremo a fare, una cattedra di spiritualità. Un aspetto importante”. Secondo Roberto Cutajar, direttore generale dell’Irccs Fondazione Stella Maris e consigliere nazionale dell’Aris, “quello che lenisce la sofferenza non è soltanto la medicina ma anche la possibilità di raccontare una storia, di indugiare mezz’ora in più in una visita. La cosiddetta ‘ridondanza organizzativa’ è esattamente il tempo e lo spazio dell’umanizzazione del ricovero, un tempo nel quale si fa qualcosa di apparentemente inutile perché si ferma il tempo della prestazione e inizia il tempo dell’ascolto”. L’allarme lanciato da Cutajar è che “l’umanizzazione delle cure non può essere giocata solo a livello puramente valoriale” ma va declinata anche a livello organizzativo. Successivamente Mario Piccinini, amministratore delegato dell’Irccs Sacro Cuore-Don Calabria e consigliere nazionale dell’Aris, ha rilevato che “per dare il meglio ai pazienti occorre agire sul personale e sulla sua formazione permanente, e agire sull’organizzazione per non sprecare energie e finanze”. “L’umanizzazione – la convinzione di Piccinini – fa risparmiare risorse”. Infine, fratel Gedovar Nazzari, presidente dell’Irccs Sacro Cuore-Don Calabria, ha osservato che “il carisma dell’umanizzazione si concretizza nella relazione tra le persone”. Questo passa dalla formazione del personale, soprattutto su “valori e carisma” del fondatore. Inoltre serve “competenza professionale, dedizione al malato, promozione di un clima familiare nell’organizzazione”.

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