Festival Dottrina sociale: Bonisoli, “il nostro dolore è stato un ponte, la nostra esperienza di giustizia riparativa è segno di speranza”

(Foto: Valentina Zamboni)

(da Verona) “L’incontro che sembra impossibile in realtà è possibile. Noi ne siamo testimonianza”. È la testimonianza di Franco Bonisoli, ex brigatista, che, seduto di fianco ad Agnese Moro, ha raccontato la sua esperienza durante panel “La giustizia riparativa: un incontro che apre al futuro. Esperienza del gruppo dell’incontro, vittime e responsabili della lotta armata a confronto” svoltosi oggi pomeriggio nell’ambito della terza giornata della XII edizione del Festival della Dottrina sociale in corso al Palaexpo Verona Fiere sul tema “Costruire la fiducia – La passione dell’incontro”.
Nel suo intervento, Bonisoli ha ricordato come la svolta nella vicenda della sua vita sia stato “il gesto di un piccolo uomo, il cappellano del carcere di Nuoro, don Salvatore Bussu che scrisse una lettera aperta nella quale disse che si rifiutava di celebrare la messa di Natale perché sei ‘nostri fratelli’ stanno morendo in carcere perché in sciopero della fame”. Tra quei sei c’era anche Bonisoli. Anche sollecitato dalle domande, ha riassunto la sua vita e il contesto nel quale è maturata la sua scelta di associarsi alla lotta armata sottolineando come sia “stato più difficile uscire dalla spirale della lotta armata che entrarci”. Dissociatosi dalle Br, Bonisoli negli anni ha “pagato il mio debito con lo Stato”, ma poi “come debito di coscienza ho cercato di costruire qualcosa con le persone alle quali abbiamo procurato danni irreversibili”. Da qui il percorso di giustizia riparativa fatto di “un dialogo e un confronto talmente forte e profondo che è andato ben oltre le mie aspettative”. “Siamo cambiati”, ha riconosciuto Bonisoli, lungo un “percorso che è stato complesso, duro, difficile. I primi incontri sono stati molto difficili”, ha aggiunto, e “il dolore è stato l’incontro più importante”, “per noi è stato un ponte”. “Non avrei mai immaginato di raccontare così frequentemente la nostra storia”, ha ammesso Bonisoli: “Mi sembrava impossibile” potesse succedere quel che è successo “non perché non ci credessi ma perché sembrava troppo irraggiungibile creare un dialogo continuo e profondo fino ad arrivare all’amicizia, con la a maiuscola”. “La nostra esperienza” è una “possibilità che speriamo possa essere accolta anche nell’ambito delle relazioni ‘normali’”, l’augurio è che “sia possibile nella vita quotidiana una qualità diversa delle relazioni”.
Bonisoli ha anche parlato del “mio errore di fondo” nell’accettare che l’omicidio politico potesse essere una soluzione in quella fase storica. E ha indugiato sulla “spirale senza fine”, quella “logica della guerra” con cui “spersonalizzi” le persone. “Prendere atto del fallimento è stato difficilissimo”, ha commentato. “La nostra esperienza” di giustizia riparativa – ha concluso – “è un segno di speranza”.

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