Terra Santa: p. Faltas (vicario Custodia), “anche la vivacità e la gioia di Betlemme sono finite sotto le macerie della guerra”. Visita con il nunzio Yllana

(Foto I. Faltas)

“Anche la vivacità e la gioia di Betlemme sono finite sotto le macerie di questa guerra e non si vede un filo di speranza per potersi rialzare”: è quanto afferma il vicario della Custodia di Terra Santa, padre Ibrahim Faltas, dopo una visita alla città natale di Gesù, mercoledì 15 novembre, effettuata insieme al nunzio in Israele e Cipro e delegato in Gerusalemme e Palestina, mons. Tito Yllana. “È stata una di sostegno e preghiera – dice al Sir il vicario custodiale -. Siamo rimasti molto colpiti nel vedere la basilica della Natività deserta così come la grotta dove è nato Gesù. Abbiamo pregato perché si possa tornare presto alla normalità, che vorrebbe dire la fine della guerra. Solo così la gente potrà tornare a vivere, anche se occupati e chiusi dal muro di separazione”. Per poter entrare e uscire da Betlemme, spiega il frate, “ho dovuto chiedere un permesso speciale che mi è stato concesso dai militari israeliani. Così mi sono trovato a pensare quanta gente qui ha trascorso la propria vita appesa a un lasciapassare”.

Betlemme (Foto F. Ayad)

“Betlemme – annota padre Faltas – ci si è presentata come una città fantasma, un aspetto spettrale, quanta sofferenza ho provato a vedere la città ridotta così, senza gente per le strade, tutti i negozi chiusi. La vivacità e la gioia di Betlemme sono finite sotto le macerie di questa guerra e non si vede un filo di speranza per potersi rialzare”. Il ricordo del vicario torna agli anni precedenti quando “in questo periodo si iniziavano ad organizzare le varie attività per il periodo natalizio. Era bello ritrovarsi per discutere su cosa fare, affinché tutta la città potesse vivere serenamente l’attesa del Natale. Oggi si fa fatica a pensare e a sentire quell’aria natalizia”. “Quest’anno – annuncia padre Faltas – non ci saranno festeggiamenti ma solo le celebrazioni liturgiche. La gente di Betlemme è chiusa in casa, ha paura ad uscire, ma soprattutto non c’è lavoro. Intere famiglie lavorano nell’ambito turistico, ma con questa guerra non arrivano pellegrini e non sapremo quando si potrà ricominciare. Nell’arco breve di quattro anni la comunità di Betlemme è stata provata prima dal Covid e ora dalla guerra tra Israele e Hamas”.

Betlemme (Foto F. Ayad)

“Molti dei suoi abitanti – conclude il vicario della Custodia di Terra Santa – vorrebbero emigrare all’estero, non si sentono più sicuri, anche se sono chiusi dal muro come una prigione a cielo aperto. Mi commuovo quando sento dire loro che alla fine proveranno a rimanere, perché Betlemme è la città dove è nato il Principe della pace. La loro fede li spinge a custodire e a rimanere nella loro terra, come testimoni di pace e di amore”.

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