Giornata mondiale poveri: dottori volontari dell’ambulatorio in Vaticano, “speriamo di essere un buon esempio”

foto SIR/Marco Calvarese

Rinnovato in Vaticano anche per quest’anno, nella settimana che conduce alla settima edizione della Giornata mondiale dei poveri fortemente voluta da Papa Francesco, l’ampliamento del servizio medico in favore delle persone povere, che si svolge nell’ambulatorio “Madre di Misericordia”, posto proprio sotto il colonnato del Bernini che abbraccia piazza San Pietro. Oltre 60 medici volontari, dal 13 al 18 novembre, si sono dati il cambio dalle ore 8 alle 17 ogni giorno, offrendo accoglienza e controlli medici gratuiti ai bisognosi. “È un piccolo contributo, però il prendersi cura dal punto di vista sanitario dei poveri, di chi vive per strada, di chi non ha nulla, è un grande servizio secondo la logica del Vangelo per chi offre servizio qui”. Sono le parole di Massimo Ralli, responsabile sanitario dell’ambulatorio, che racconta delle problematiche più spesso incontrate che sono quelle “della strada”, come patologie delle alte vie respiratorie, raffreddori, tossi, bronchiti croniche, patologie cardiovascolari, ma anche dolori articolari causati dal dormire a terra per strada. “Questa è la parte migliore del proprio lavoro: poter offrire gratuitamente il proprio tempo, il proprio servizio, la propria conoscenza a chi non potrebbe usufruirne”, aggiunge Ralli concludendo: “E farlo qui, sulla tomba di Pietro, sotto il colonnato del Bernini in maniera totalmente gratuita è la cosa più bella che si potrebbe fare”.

Tra i tanti medici che offrono il proprio operato gratuitamente nell’ambulatorio, una delle prime è Chiara Cedola, avvicinatasi a questa esperienza prima ancora di laurearsi con una tesi sui più fragili. “Mi ricordo i nomi di tutti. Ogni paziente ha una storia. Quello che diamo a loro ci torna indietro in termini di estrema fiducia e veniamo ringraziati nei modi più disparati, anche se i sorrisi sono i ringraziamenti che ci piacciono di più”. Le parole della dottoressa emozionata nel ricordare una persona curata nell’ambulatorio ed accompagnata fino alla sua morte ormai inevitabile, ma deceduta con il sorriso sulle labbra, solo perché era riuscita a trovare una considerazione ed una vicinanza affettiva fino quel momento sconosciuta. “È un incontro familiare, per il quale il controllo pressorio può essere semplicemente una scusa, per fare quattro chiacchiere e ricordarsi che c’è qualcuno che tiene a loro. Diventa qualcosa di più di una visita medica”, aggiunge Chiara Cedola che aggiunge: “Noi ci mettiamo del nostro per far vedere quale può essere una società possibile. Stiamo cercando quanto questo sia possibile in altre parti, con poco, con un lavoro volontario da parte di tutti. Speriamo di essere un buon esempio”.

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