Ucraina: mons. Moraglia (Venezia), “la pace è minacciata quando il potere, per troppo tempo, è nelle mani della stessa persona o del suo cerchio ‘magico'”

“’Camminare insieme’, oggi, in una città simbolo del dialogo e dell’incontro com’è Venezia è motivo di speranza. È il procedere in corteo da parte di donne, uomini, giovani e meno giovani, persone che vogliono pensare con la loro testa, portatori di storie e idealità differenti, ma unite dalla comune volontà di costruire il grande ponte della pace, sempre in costruzione, ‘camminando insieme’, ‘andando verso’ l’unica meta”. Lo ha detto il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, ieri sera, nell’ambito della manifestazione regionale che si è svolta a Venezia per l’Ucraina. “Siamo qui in Piazza San Marco che, oltre ad essere la piazza per eccellenza della città, è – come tutte le piazze di ogni città e oggi in modo particolare dell’Ucraina – simbolo dell’incontro, del dialogo, della libera convivenza umana, della libertà”. Il patriarca ha ribadito che “la guerra è la lezione che l’umanità non riesce mai ad apprendere abbastanza”. “Le guerre inaspriscono i rapporti fra i popoli, tra vincitori e vinti, rendendoli ancora più nemici. Il cessare dell’uso delle armi, poi, non coincide con la pace intesa come giustizia, anche perché, in genere, uno dei due contendenti è venuto meno o, addirittura, è stato annientato”. “Le guerre sono decise da chi è al potere e sono combattute dai popoli – ha osservato -, facendo subire ai civili e ai più deboli i loro costi immensi. La distruzione che segue ogni guerra non è mai solo economica o urbanistica, ma tocca l’anima delle persone, per questo è devastante”. Guardando alla pace, infine, mons. Moraglia ha ribadito che “va custodita e costruita con coraggio”. “La pace è una scelta di campo, una scelta culturale e politica; è il modo di essere di chi vive la relazione sociale e comunitaria – anche a livello più ampio tra gli Stati – nel rispetto degli altri, delle persone e dei popoli”. “La pace è minacciata – ha concluso – quando il potere, per troppo tempo, è nelle mani della stessa persona o del suo cerchio ‘magico’. Se non c’è ricambio e se non c’è una cultura che favorisca l’intangibilità della persona, si rischiano derive autoritarie contrarie alla giustizia, alla pace e, quindi, contrarie all’uomo”.

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