Mercoledì delle Ceneri: mons. Nosiglia (amm. ap. Torino e Susa), “sia una Quaresima di sobrietà e di solidarietà”. “La pace comincia da ciascuno di noi”

“A tutti rivolgo l’invito ad una Quaresima di sobrietà e di solidarietà, memori delle parole dell’apostolo Paolo: ‘Conoscete, infatti, la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà’ (2Cor 8,9). Sarà allora un tempo veramente ricco di frutti, che farà delle nostre comunità delle autentiche ‘case e scuole di comunione’”. Lo ha affermato ieri sera mons. Cesare Nosiglia, amministratore apostolico di Torino e Susa, nell’omelia pronunciata durante la messa che ha presieduto per il mercoledì delle Ceneri.
“Quest’anno – ha osservato – la Quaresima coincide con un momento di particolare difficoltà per molti nostri fratelli e sorelle. La pesante crisi che ha colpito l’economia sta facendo sentire le sue ripercussioni: molti lavoratori vedono a rischio il proprio lavoro ed incerto il proprio futuro; le famiglie cominciano ad essere in affanno nel far fronte alle innumerevoli esigenze della vita quotidiana; i giovani non riescono a guardare con fiducia ad un futuro che sembra sempre meno accogliente nei loro confronti; e non mancano anche segnali di insofferenza verso quanti sono venuti da lontano in cerca di lavoro e sono ora trattati come potenziali e sgraditi concorrenti”. E “poi c’è l’incombente tragedia in Ucraina che ci ha lasciati tutti attoniti considerato che dopo tanti anni si pensava che una tale realtà non sarebbe mai più accaduta”. “Dobbiamo pregare e digiunare in questi giorni di avvio della Quaresima, per nutrire la nostra fede e il nostro indefesso impegno per sostenere la pace ad ogni costo”, l’esortazione di mons. Nosiglia, sottolineando che “dobbiamo tenere presente che la pace che invochiamo è una realtà che comincia da ciascuno di noi”. Richiamando le tante “iniziative concrete di accoglienza, sostegno e solidarietà verso le persone colpite più direttamente dalla guerra in Ucraina”, l’amministratore apostolico si è augurato che “anche altri accolgano questo invito e si rendano disponibili a questa particolare cura che si sta attivando in tutto il nostro Paese”. “La pace che vogliamo non serve a calmierare il prezzo del gas o a preservare il valore dei nostri soldi”, ha proseguito, ammonendo: “Ma come possiamo costruire pace se poi non poniamo noi stessi in ogni gesto della nostra vita quotidiana, gesti e parole di pace e di perdono? Anche le parole oggi possono diventare violente e scatenare conflitti e divisioni provocando dolore”. “È nel profondo del nostro cuore che si annidano i semi del conflitto, è da lì – ha evidenziato – che abbiamo necessità di ripartire per ricostruire una pace più vera e più giusta”.

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