Rifugiati: Salesiani per il Sociale, ospitati oltre 40 afghani in fuga. Il 6 dicembre a Roma conferenza stampa della Rete Umanitaria

Sono 43 le persone appartenenti a 11 nuclei familiari in fuga dall’Afghanistan accolti in Italia dalla rete di Salesiani per il Sociale aps. Fanno parte dei 70 profughi messi in salvo nel corso di un anno grazie alla Rete Umanitaria della società civile, fondata dalla giornalista Maria Grazia Mazzola di cui fanno parte, oltre a Salesiani per il Sociale aps anche il gruppo Abele, l’Unione Donne in Italia, le Chiese cristiane evangeliche battiste, la cooperativa “Una Città non basta”, l’associazione “Federico nel cuore”. Le storie di queste persone verranno raccontate nel corso di una conferenza stampa che si terrà a Roma il 6 dicembre.
“Accogliere queste persone – spiegano da Salesiani per il Sociale aps – ha significato dar loro una casa sicura. Abbiamo inserito bambini e ragazzi nel percorso scolastico e nelle attività degli oratori, comprese quelle estive. Alcuni hanno avuto bisogno di interventi sanitari per patologie pregresse. Abbiamo sostenuto le famiglie nella ricerca di un lavoro per dare loro la stabilità necessaria per guardare al futuro con serenità. Nelle comunità i molti laici si sono lasciati coinvolgere in questa accoglienza solidale, aiutandoli nella gestione quotidiana della loro vita, sostenendoli nell’imparare la lingua, nell’integrarsi in un nuovo territorio”.
“Ci siamo confrontati con una emergenza di profughi che chiedevano una ospitalità che si è rivelata poi la possibilità per loro di salvarsi la vita. Ringrazio le Comunità educative, le associazioni della nostra rete che si sono prodigate nell’inserimento scolastico e sanitario di queste persone – dichiara don Francesco Preite, presidente di Salesiani per il Sociale –. Ora si apre la fase dell’autonomia, nella quale queste persone dovranno essere sostenute anche dalle autorità a ricostruirsi una vita serena, alla quale ciascuno ha diritto. Questa accoglienza ci ricorda quanto fatto da Don Bosco nella Torino dell’800, quando si prendeva cura dei bambini e dei giovani che emigravano nella grande città per riscattare la propria vita. Accogliendo queste famiglie afghane, salvando loro la vita, abbiamo fatto, come ci ricorda Papa Francesco, il nostro dovere cristiano: accogliere, proteggere e integrare i migranti. Nel profugo c’è il volto di Cristo che ci chiama a seguirlo: la loro presenza nelle nostre comunità è stato un segno della presenza di Dio”.
Renato Cursi, direttore generale di Salesiani per il Sociale aps, sottolinea che “testimoniamo un’impresa frutto di una sinergia virtuosa tra istituzioni e società civile. Con la rete di Salesiani per il Sociale, come i servi inutili del Vangelo, riconosciamo che abbiamo fatto quanto dovevamo fare. Ed è stato importante farlo insieme a tante persone e organizzazioni solidali con le vittime della crisi afghana, di cui in Italia dovremmo sentirci in qualche misura corresponsabili. Ora, insieme a queste persone e con il sostegno delle istituzioni, occorre guardare al presente e al futuro, soprattutto per i minori e i giovani coinvolti. Accogliere, proteggere, promuovere, integrare: questo significa anche riconoscere e valorizzare quanto ciascuna di queste persone può apportare al processo di costruzione del futuro del nostro Paese”.

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