Papa Francesco: all’Ifad, “consegnare il nostro pianeta come un tesoro e non come un cumulo di rifiuti e spoglie”

“La globalizzazione non può significare un uniformismo che ignori la diversità e imponga un nuovo tipo di colonialismo”. Si apre così il messaggio del Papa, in spagnolo, per il quinto Forum biennale delle popolazioni indigene, organizzato in maniera virtuale dall’Ifad, il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo delle Nazioni Unite, sul tema: “Il valore dei sistemi alimentari indigeni: resilienza nel contesto della pandemia Covid-19″. “La sfida  – scrive Francesco – consiste, piuttosto, nel creare alternative a partire dalla solidarietà affinché nessuno si senta ignorato, ma non imponga neppure prepotentemente la propria direzione, considerandola come l’unica corretta. Al contrario, sappiamo bene che, quando le diversità si articolano e si arricchiscono reciprocamente, la comunione tra i popoli fiorisce e si vivifica”. Si tratta, in concreto, di “promuovere uno sviluppo che non abbia il consumo come mezzo e come fine, ma che vegli realmente sull’ambiente, ascolti, impari e nobiliti. In questo consiste l’ecologia integrale, nella quale la giustizia sociale si coniuga con la tutela del pianeta. Soltanto con questa umiltà di spirito potremo vedere la sconfitta totale della fame e una società basata su valori duraturi, che non siano frutto di mode passeggere e parziali, ma della giustizia e della bontà”. L’obiettivo, conclude il Papa, è quello di consegnare il nostro pianeta “a quanti vengono dopo di noi come un tesoro e non come un cumulo di rifiuti e di spoglie”: “Prestiamo attenzione a ciò che beneficia tutti e che sarà proprio ciò che ci permetterà di passare per questo mondo lasciando un solco di altruismo e di generosità, senza rimanere feriti dall’immanenza terrena, affranti dal vuoto spirituale, paralizzati dall’autoreferenzialità o rattristati dall’individualismo”.

 

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