Giornata migrante e rifugiato: mons. Nosiglia (Torino), “no all’allarmismo, sì alla accoglienza”

Riflettere, evitare gli allarmismi e lavorare, invece, per la risoluzione dei problemi. È la sintesi del messaggio che mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, ha lanciato oggi in occasione della presentazione delle iniziative della diocesi subalpina per la 106ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato previste per il 27 settembre.
Secondo mons. Nosiglia, “è fondamentale che queste iniziative e la Giornata mondiale stessa aiutino a riflettere sulla presenza e sulla realtà complessa degli immigrati che ci troviamo a gestire in questi mesi in particolare. Far leva sull’allarmismo e sull’invasione come già è avvenuto in passato non aiuta ad affrontare seriamente il problema ma suscita solo paura e timore che, collegati anche al Coronavirus, suscitano ancora di più rifiuti e scelte drastiche che nulla hanno a che vedere con l’accoglienza delle persone ma ne fanno dei capri espiatori di ben altre situazioni che nulla o poco hanno a che fare con i migranti”.
L’arcivescovo ha sottolineato che non mancano certo i problemi ma che “affrontarli in maniera errata ci fa dimenticare che si tratta di persone deboli e indifese senza diritti e isolati in se stessi”. Il presule ha quindi ricordato la ricchezza umana e culturale che anche le persone immigrate possono portare: “Mai ci stancheremo di predicare a tutti, e con voce alta e forte, che la presenza di tanti immigrati nel nostro Paese è una risorsa positiva che non va solo accettata, ma valorizzata in tutti i suoi molteplici aspetti”.
Nosiglia ha poi chiesto: “Possiamo, come cristiani e credenti in Gesù Cristo, professare nelle chiese la stessa fede e lo stesso amore e poi dividerci nella vita di ogni giorno, quando i problemi, le necessità e i bisogni familiari e sociali ci interpellano e rappresentano spesso, per molti di voi, situazioni di fatica e di difficoltà?”.
L’arcivescovo ha quindi ricordato l’intenso lavoro “che si compie giorno per giorno nelle sedi diocesane della Migrantes o della Caritas” che deve essere visto come “un segno di grande speranza, perché conferma quanto il Vangelo ci annuncia, mostrandoci che la fede in Cristo è fonte prima di comunione e di salvezza per tutti”. Per Nosiglia, “accompagnare le persone immigrate e, se ci sono, le loro famiglie in difficoltà è il compito di tutti”.

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