Colombia: vescovi del Chocó, “assenza dello Stato provoca aumento di attacchi da parte degli attori armati”

La violenza non si ferma in Colombia e il dipartimento di Chocó è uno dei territori più colpiti da questo flagello. I vescovi del dipartimento, insieme con le organizzazioni sociali ed etnico-territoriali, hanno diffuso ieri un comunicato, che fa seguito a numerose e inascoltate denunce, in cui alzano la voce per denunciare “il momento difficile che stiamo vivendo a causa della sistematica negazione dei diritti e della violazione del diritto internazionale umanitario”.
Prosegue la nota: “Lo facciamo nel contesto della Settimana per la Pace che si celebra nel Paese dal 6 al 13 settembre 2020 e che ci motiva a continuare a camminare verso la pace integrale che è un profondo desiderio delle nostre comunità”.
Nel documento i vescovi di Quibdó, mons. Juan Carlos Barreto, di Istmina-Tadó, mons. Mario de Jesús Álvarez Gómez, e di Apartadó, mons. Hugo Alberto Torres Marín, avvertono che continueranno a rendere visibili e a denunciare, davanti alle diverse organizzazioni per i diritti umani, gli effetti che “la carente presenza dello Stato provoca sulla nostra gente e sul territorio, l’aumento degli attacchi da parte di attori armati e la corruzione che rallenta lo sviluppo. delle comunità”.
Vengono citate, a questo proposito, le azioni costanti dei gruppi armati che continuano a porre fine alla vita di leader sociali, mentre aumentano il reclutamento di minori, l’installazione di mine antiuomo, la strumentalizzazione di giovani e donne, sequestri, estorsioni, omicidi selettivi, sfollamenti, perdita di autonomia comunitaria e disputa territoriale.
La nota esprime dissenso anche per la ripresa di fumigazioni con il glifosato (dannoso per la salute), al fine di sradicare le coltivazioni di coca e denuncia le “azioni collusive tra alcuni membri delle forze pubbliche e attori illegali in alcune parti del territorio”. In tale contesto è importante il finanziamento e l’appoggio dato da Germania e Svizzera alla Commissione per la Verità del Pacifico presieduta da Leyner Palacios, più volte minacciato di morte.

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