Salute e ambiente: Coldiretti, “anche dalla World farmers’ organization arriva il no alla carne sintetica”

“La World farmers’ organization (Wfo) rigetta qualsiasi tentativo di sostituire il cibo ottenuto tramite il lavoro degli agricoltori con prodotti di laboratorio e di amplificare in questo modo i problemi di concentrazioni lungo la catena alimentare, sminuendo il lavoro degli agricoltori e spingendo i consumatori verso un modello alimentare omologante che non valorizza la tradizione, la diversità, la ricchezza, la qualità e le specificità di ogni territorio del nostro pianeta”. È quanto si legge nel documento approvato dall’Assemblea generale della Wfo che si è tenuta in Sud Africa. “Si tratta – riferisce la Coldiretti – dell’organizzazione che riunisce associazioni di agricoltori e cooperative di agricoltori in tutti i continenti, dall’Asia all’Oceania, dall’Africa all’America fino all’Europa”.
E proprio dall’Unione europea “preoccupazione” per gli alimenti in provetta è stata espressa anche dal Comitato europeo delle regioni con la votazione in plenaria di un parere sul cibo sostenibile con uno specifico emendamento. “Un parere coerente – secondo la Coldiretti – con il fatto che l’Unione europea ha vietato dal 1996 nell’attività di allevamento e produzione della carne l’uso di ormoni che è invece necessario per i cibi di laboratorio”.
Dall’Italia si estende dunque anche all’estero “l’opposizione ai cibi a base cellulare (carne, pesce e latte) come meglio definiti secondo il Rapporto pubblicato dalla Fao e dall’Organizzazione mondiale della sanità che – sottolinea la Coldiretti – hanno individuato ben 53 pericoli potenziali per la salute, dalle allergie ai tumori”. Alla preoccupazione per la salute si aggiunge “quella sul piano ambientale”, dopo i risultati della ricerca realizzata da Derrick Risner e i suoi colleghi dell’Università della California a Davis pubblicati sul sito www.biorxiv.org, che “hanno evidenziato che – conclude la Coldiretti – il potenziale di riscaldamento globale della carne a base cellulare definito in equivalenti di anidride carbonica emessi per ogni chilogrammo prodotto è da 4 a 25 volte superiore a quello della carne bovina tradizionale”.

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