25 aprile: don Ciotti, “la liberazione non chiede di essere ricordata, ma di essere vissuta e realizzata”

“La liberazione non chiede di essere ricordata, chiede di essere vissuta, di essere realizzata. Il nostro Paese non è ancora libero. La libertà non è ancora un bene comune, un bene universale. Non è libero chi è murato nella propria solitudine, schiacciato dai bisogni, privato dei diritti. Antifascismo non può essere soltanto una parola, un’etichetta. Deve essere etica, un modo d’essere e di comportarsi. Una pratica dove l’essere ‘contro il fascismo’ è comprovato , giorno dopo giorno, dall’impegno per la democrazia. Se oggi c’è un riemergere di parole e pensieri fascisti è anche perché c’è stato nel nostro Paese, troppo antifascismo di facciata , antifascismo fatto di molte parole e pochi fatti. Il grado di antifascismo è dato dalla capacità di realizzare quanto è scritto dalla Costituzione e la Costituzione è rimasta per troppi aspetti un citato quanto celebrato pezzo di carta. La nostra Costituzione deve essere un progetto di cui dobbiamo essere gli esecutori”. Sono le parole di don Luigi Ciotti, presidente di Libera, che ieri mattina ha celebrato il 25 aprile, festa della Liberazione a Modena.
“La libertà si fonda sulla giustizia sociale e ambientale, sull’impegno di ciascuno di noi per il bene di tutti, sul nostro essere cittadini non secondo una logica dell’io ma secondo la logica del noi. Stare lontani dai toni della retorica e schierarci sempre di più con audacia contro tutte quelle strutture che dilagano come un cancro nel tessuto politico ,economico e sociale e che spesso sono giustificate come ovvie e necessarie. La parola chiave – ha ribadito don Ciotti – è responsabilità, parola sempre da rivisitare e rafforzare. Deve diventare responsabilità non solo di quello che facciamo ma anche quello che non facciamo”. Il presidente di Libera ha concluso: “Se oggi il Male è ancora forte è anche perché le ingiustizie si sono alleate con le nostre omissioni. Di questa indifferenza si avvantaggiano le mafie. Le mafie non sono un mondo a parte, sono parte organica di questo mondo dove la regola del profitto e della ricchezza facile e illecita prevale sul bene comune. Ecco che ricordare non basta , occorre un cambiamento etico, una rivoluzione delle coscienze. Occorre una nuova resistenza, occorre portare la liberazione a compimento, strapparla dal guado in cui vegeta, dalla palude in cui langue”.

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