Sinodo: Ruffini, “passare dal concetto di potere a quello di servizio”. “Evitare ogni forma di clericalismo”

“Siamo arrivati alla fine della prima settimana di questa Assemblea sinodale, che è stata molto intensa, cominciata con la veglia in piazza San Pietro e proseguita con il ritiro spirituale a Sacrofano, la celebrazione della messa di apertura e poi l’inizio dei lavori veri e propri. In questo momento siamo arrivati alla fine dell’esame della sezione A dell’Instrumentum laboris, dedicata a riflettere sui segni caratteristici di una Chiesa sinodale come esperienza integrale e sulla conversazione nello Spirito come metodo per passare dall’io al noi, dal discernimento individuale a quello comunitario, nell’ascolto, nella preghiera, nell’esperienza concreta di essere membra gli uni degli altri. In ogni intervento di chi ha parlato sinora, sia a livello personale, sia da parte dei rappresentanti dei Circoli, è stata sottolineata la gratitudine, la grazia di questo momento, che ci sta facendo sperimentare la grandezza della Chiesa, la sua poliedricità, la sua unità in Gesù come via, verità e vita di ogni nostro cammino”. Lo ha detto, nel briefing di oggi, 7 ottobre, in Sala Stampa vaticana, il presidente della Commissione per l’Informazione, Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, che ha aperto il quotidiano appuntamento con i giornalisti, scusandosi per un lieve ritardo con cui è iniziato l’incontro perché il Circolo minore a cui ha partecipato è finito un po’ dopo del previsto. Ruffini, dopo aver portato anche il ringraziamento del Papa per il lavoro svolto dai giornalisti per come hanno cercato di spiegare questo evento (“acontecimento” la parola spagnola usata dal Pontefice) “a partire dal significato del silenzio, dell’ascolto, della preghiera, della conversazione nello Spirito e della pausa di riflessione per discernere”, ha ricordato che “alcuni temi sono già in questi giorni come centrali nel discernimento che la Chiesa sta facendo e sono stati inseriti nelle relazioni di ogni Circolo che sono state consegnate alla Segreteria generale del Sinodo”. Il prefetto ha citato “la formazione a ogni livello, in particolare quella dei sacerdoti, dei seminari, per le famiglie, di tutti i battezzati, la corresponsabilità di tutti i battezzati, il modo in cui la gerarchia deve essere all’interno della comunione. Si è parlato molto sulla natura della sinodalità, è stata raccontata anche la sfida di spiegare la parola dal punto di vista terminologico, lessicale, in alcune realtà, a causa delle differenze linguistiche e culturali”. Tra le altre cose è stato detto che “il problema non è solo o no è tanto sburocratizzare le strutture ecclesiali, quanto a dedicare energie per ripensare forme nuove e nuovi luoghi di partecipazione nella comunione e nella storia della Chiesa”. Uno sguardo è stato rivolto ai “giovani immersi nella realtà digitale”. “Il ruolo dei laici e delle donne, la chiamata a essere con i poveri e al servizio dei poveri, l’accoglienza dei migranti” sono altri temi messi al centro della riflessione. Con l’idea di fondo di una Chiesa “accogliente verso tutti, nessuno escluso, come un padre e come una madre”. Di qui l’importanza di “passare dal concetto di potere a quello di servizio” e “la necessità di evitare ogni forma di clericalismo”.

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