Consultando l’Atlante demografico interattivo del Knowledge Center on Migration and Demography (Kcmd) si ha una efficace fotografia dell’andamento della popolazione europea: nel 2019, rispetto al 2014, la popolazione è aumentata di 3.562.556 persone (siamo 446.446.444 cittadini europei attualmente); l’età media è passata da 43,2 a 44,5 anni e la popolazione over 65 è passata dal 19,6% a 21,3% della popolazione totale, mentre gli under 25 dal 26,5% sono scesi al 25,8%. Nel 2050 secondo le proiezioni, saremo 6 milioni e 450mila in meno, l’età media si alzerà a 48,2 anni e gli over 65 diventeranno il 29,6% della popolazione mentre gli under 25 caleranno ancora, al 23,4%. In questo trend anche l’Italia, che nel 2050 avrà perso altri 2.161.497 milioni di abitanti, che avranno comunque un’età media di 51,6 anni. Gli over 65 saranno quasi il 34%, gli under 25 meno del 20%. Rispetto all’Italia si apprende poi, navigando facilmente, che il netto della migrazione (la differenza tra immigrati ed emigrati, nei 5 anni tra il 2014 e il 2019) ha il segno negativo; nello scambio migratorio abbiamo perso quasi 70mila persone. Tra le 15 “storie” raccontate attraverso i grafici, quella dell’impatto del Covid-19 sulla solitudine: la pandemia ha fatto raddoppiare il numero di persone che nell’Ue si sentono sole, percentuale che nella fascia 18-25 anni ha subito un’impennata: la percentuale è quintuplicata in Italia (passando dal 7 al 37%), esplosa in Irlanda. Interessanti anche le fotografie sull’impatto demografico del Covid sui diversi territori: il grafico mette a confronto i dati sulla mortalità in relazione alle regioni con diverso livello di urbanizzazione: allo scoppio della pandemia i picchi di mortalità si sono registrati nelle aree urbane, mentre nella seconda e terza ondata sono state le aree “intermezze” a registrare più decessi. Le aree rurali hanno mantenuto dati su mortalità in eccesso sempre bassi.