Cile: mons. Atisha (Incami) su crisi migratoria, “ad autorità chiediamo soluzioni concrete, secondo i principi dell’aiuto umanitario”

Nuovo intervento, a livello, ecclesiale, sull’emergenza migranti nel nord del Cile, dove le città di Arica e Iquique non riescono a far fronte ai continui arrivi e aumentano episodi di vandalismo e xenofobia. Mons. Moisés Atisha, vescovo di Arica e presidente dell’Istituto cattolico cileno per le migrazioni (Incami) della Conferenza episcopale, fa appello alle autorità a cercare una pronta soluzione: “Abbiamo Iquique paralizzata e Arica bloccata a entrambi gli ingressi, nessuna delle due città riesce ad assorbire le richieste di alloggio, lavoro, salute e istruzione generate dai gruppi di migranti che continuano ad arrivare in questa zona del Paese. Le autorità devono cercare una soluzione realistica e un percorso di regolarizzazione, deve esserci una rete con le autorità degli altri Paesi coinvolti, secondo i principi dell’aiuto umanitario”.
Di fronte a questa situazione, mons. Atisha ha spedito nei giorni scorsi una lettera al ministro dell’Interno, Rodrigo Delgado, in cui si denuncia la mancanza di politiche adeguate. Nella lettera si afferma che da parte delle organizzazioni specializzate in aiuti umanitari e migrazioni vengono continuamente messe in evidenza le difficoltà che affrontano i migranti che arrivano in Cile, in cerca di una migliore qualità della vita. Alle istituzioni vengono chieste “proposte concrete” per affrontare al più presto questa situazione, partendo dal fatto che la migrazione è un diritto umano.
Il sostegno delle organizzazioni ecclesiali, in ogni caso, è stato costante dall’inizio di questa nuova crisi, generata dal flusso costante e massiccio di emigranti giunti nella zona. Da parte della pastorale sociale e Caritas di Arica e Iquique, con il sostegno delle campagne nazionali guidate da Caritas Cile e il lavoro congiunto con Rete Clamor, Unhcr e Iom, è stata fornita una prima risposta di accoglienza, riparo, cibo e consegna di beni di emergenza, prevenzione del Covid-19, contenimento psicosociale e orientamento legale. In alcuni casi è stato sostenuto l’acquisto di biglietti per il trasferimento in altre zone del Paese. “Continueremo a sostenere i nostri fratelli migranti come sempre con quello che possiamo fare, ma la soluzione a questo conflitto non sta nelle mani nella Chiesa”, conclude il vescovo Atisha.

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