Eutanasia: Cei, “aiutare a morire non è una conquista di civiltà né di libertà, ma la Chiesa si fa carico del grido di dolore di chi ha smarrito il senso del mistero della vita”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Nel corso dei lavori del Consiglio episcopale permanente (Cep) della Cei, che si è svolto a Roma dal 27 al 29 settembre, “sono risuonate le parole di Papa Francesco che, nel discorso rivolto all’Assemblea plenaria della Pontificia Accademia per la vita, è tornato a denunciare con forza la ‘cultura dello scarto’ che accomuna bambini e anziani – si legge nel comunicato finale del Cep -. All’aborto – ‘un’abitudine che è bruttissima, è proprio un omicidio’ – si affianca infatti la tendenza a mettere da parte le persone anziane, spesso vittime di quella ‘eutanasia nascosta’ che consiste in cure non adeguate”.
“Queste parole – prosegue il comunicato finale – hanno trovato un’eco significativa nella preoccupazione espressa dal cardinale presidente in merito a un eventuale referendum per depenalizzare l’omicidio del consenziente. Aiutare a morire – hanno ribadito i vescovi – non è una conquista di civiltà né di libertà, ma una pericolosa affermazione della deriva efficientista e nichilista che serpeggia nella società”.
Non solo: “L’inquietudine per la prospettiva di un referendum impegna maggiormente a rivolgere l’attenzione verso coloro che manifestano consapevolmente degli interrogativi sul senso del vivere e del morire, soprattutto in questo tempo di smarrimento: la Chiesa intende farsene carico affinché le loro domande trovino persone e comunità capaci di ascoltarne le cause profonde, spesso rintracciabili in una malattia senza apparente via di uscita. Solo grazie all’ascolto, infatti, potranno scaturire quell’accompagnamento e quell’aiuto necessari a far ritrovare ragioni di vita”.
Restano, in ogni caso, “di fondamentale importanza lo studio e l’applicazione, ampliandone la diffusione, delle cure palliative e delle terapie del dolore”. “La tutela della salute e l’analisi delle forme più gravi delle malattie chiamano in causa la Chiesa nell’accogliere il grido di dolore di chi ha smarrito, provato duramente nel quotidiano, il senso stesso del mistero della vita e della morte”, spiega il comunicato finale.
Dal cardinale presidente anche “un monito per la tragedia delle morti sul lavoro, che continua a seminare sofferenza e lutto in ogni angolo del Paese”. “Si tratta di un’emergenza – ha affermato – che chiama in causa Governo, Istituzioni e società civile e che richiede una strategia nazionale unitaria: bisogna trasformare l’indignazione in fatti concreti, in investimenti precauzionali e controlli adeguati. Serve cioè un supplemento di responsabilità da parte di tutti, in particolare degli imprenditori tenuti a garantire ai lavoratori condizioni di sicurezza e di tutela della salute”.

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