Tratta: Talitha Kum (religiose anti-tratta), una call to action a società civile e governi “curare le vittime e guarire le ferite”

suor Gabriella Bottani - foto: SIR

Una call to action, ossia una chiamata all’azione delle religiose anti-tratta di tutto il mondo per chiedere di “curare, guarire, empower e rigenerare” le donne vittime di tratta. E’ stata lanciata oggi, 25 novembre, durante un seminario con le rappresentanti di tutti i continenti delle rete globale Talitha Kum, in corso a Roma in occasione del Giornata nazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. L’appello è rivolto alle suore, alla Chiesa cattolica, ai leader di tutte le religioni e ai governanti. Quattro gli obiettivi principali: “curare le vittime; guarire le ferite; empowering dei sopravvissuti e delle persone a rischio; rigenerare la dignità umana”. “C’è bisogno di garantire l’accesso alla giustizia e all’assistenza psicosociale e sanitaria a lungo termine sostenuti dallo Stato, e permessi di lavoro e soggiorno per le vittime. Anche perché la riduzione dei fondi in tutto il mondo è insufficiente a rispondere alle necessità”, spiega al Sir suor Gabriella Bottani, coordinatrice internazionale di Talitha Kum. “Oltre a proteggere e promuovere la dignità delle vittime di tratta – si legge nel documento -, vogliamo creare un cambiamento a lungo termine, per smantellare i sistemi che permettono l’oppressione e lo sfruttamento”. Nella call to action viene sottolineata, tra l’altro, la necessità di “eliminare gli squilibri di potere di genere”, “garantire la parità di accesso a un’istruzione di qualità” e a “pari diritti al lavoro per le donne”, come pure “sostenere percorsi di migrazione sicuri e legali, anche nei casi di migrazione forzata”. In senso più ampio si chiede di “promuovere un’economia della cura e della solidarietà”, tramite modelli di business e consumo etici e responsabili, oltre all’integrazione e inclusione socio-economica dei sopravvissuti.

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