Persone disabili: p. Awi Mello (Santa Sede), “dal messaggio del Papa invito a percorrere vie nuove con creatività pastorale”

“È sempre più evidente – e l’inclusione delle persone con disabilità lo dimostra in maniera chiara – che le nostre comunità ecclesiali devono abituarsi ad una pastorale trasversale capace di fare rete tra le diverse competenze e specializzazioni”. Lo ha detto padre Alexandre Awi Mello, segretario del Dicastero per i Laici, La Famiglia e la Vita, presentando in Sala stampa vaticana il messaggio di Papa Francesco, in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, che si celebra il prossimo 3 dicembre. “Siamo per questo lieti che, mentre ci accingiamo a percorrere un cammino che per il nostro Dicastero è nuovo, giunga questo messaggio che offre delle importanti indicazioni di riflessione e di azione”. La prima è che i protagonisti di questa pastorale non sono tanto le associazioni specializzate o i caregiver, che pure meritano una rinnovata attenzione, ma le stesse persone con disabilità: il Papa, infatti, si rivolge direttamente a loro chiedendo di impegnarsi in maniera generosa nel percorso sinodale. “È una scelta semplice, ma profondamente innovativa che li inserisce in maniera ineludibile nelle dinamiche del Popolo di Dio e riconosce che essi sono un soggetto ecclesiale. Fedeli laici che in forza del battesimo sono chiamati a vivere la sequela di Gesù”.
Soffermandosi sul “primo banco di prova per una pastorale veramente inclusiva”, p. Awi Mello ha indicato quello di “comprendere come ascoltare le persone con disabilità all’interno del percorso sinodale ed – allo stesso tempo – come aiutarle a prendere coscienza della chiamata che esse, come tutti i cristiani, hanno ricevuto in questo tempo particolare della vita della Chiesa”. “Questo messaggio, nel riconoscere che le persone con disabilità hanno il loro posto nel santo popolo fedele di Dio è un grande invito, per noi del Dicastero, ma soprattutto per le realtà parrocchiali, diocesane, associative a percorrere vie nuove con creatività pastorale. È una porta che si apre a pensare una pastorale non più per, ma con e, in questo senso la gamma delle prospettive che si aprono è davvero ampia”.

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