Naufragio nella Manica: Sécours Catholique, “orrore e vergogna. Questa frontiera uccide”

(Foto: ANSA/SIR)

“Non ci sono parole per esprimere il nostro orrore e anche la nostra vergogna”. Questo il messaggio che oggi lancia Sécours Catholique, la Caritas francese alla notizia che 27 persone, tra cui tre bambini, sono morte al largo di Calais mentre stavano cercando di raggiungere il Regno Unito a bordo di un gommone. Due persone sono state salvate. Secondo le informazioni raccolte dalla stampa della regione di Calais, l’imbarcazione è stata colpita da una nave cargo. Cinque persone sospettate di essere legate alla tragedia sono state arrestate. Profonda e accorata la rabbia delle associazioni che da anni denunciano una situazione disumana per i migranti a Calais: “Queste morti sono il risultato di politiche migratorie mortifere. Sono le conseguenze dirette della accresciuta militarizzazione della frontiera e della lotta contro la presenza di persone esiliate sul litorale francese a colpi di espulsione dai luoghi di vita e confisca degli effetti personale. Questa frontiera uccide”, si legge in una dichiarazione pubblicata da Sécours Cahtolique. Nel documento si chiede anche che lo Stato faccia oggi “quello che non ha mai fatto quando qualcuno è scomparso o morto: sostenere materialmente, accompagnare moralmente, considerare almeno adesso le persone morte e i loro cari”. “Lo Stato deve assumersi le sue responsabilità” non solo per questa tragedia ma anche per “tutte quelle che ineluttabilmente seguiranno se lo Stato continua a incaponirsi nelle sue politiche assassine”. Come sempre, quando muore un migrante nella Manica, le associazioni che si occupano dei migranti a Calais organizzano una commemorazione. Così avverrà oggi, alle 18.30, al parco Richelieu a Calais e, alle 20, sulla place de la Répubblique a Parigi. “Faime aux frontière”, il collettivo che nelle scorse settimane ha sostenuto lo sciopero della fame di tre attivisti in una chiesa di Calais per denunciare il trattamento disumano riservato ai migranti oggi scrive, ricordando le persone morte: “C’è chi li vorrebbe veder sparire”. Arrivano da tutto il mondo e hanno “coraggiosamente affrontato l’impossibile sognando una vita migliore”. L’Inghilterra “è là, la si vede, solo più 30 chilometri e tutto andrà meglio”; ma, dopo aver “dato tutto quello che avevano di più prezioso, devono dare anche il loro ultimo respiro. La frontiera ha tolto loro la vita”.

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