Tratta: suor Bottani (Talitha kum), “è violenza su donne, bambini, uomini e gruppi Lgbt”

“Bisogna affermare con forza che la tratta è violenza e allo stesso tempo riconoscere che la tratta non vittimizza solo donne e bambini ma anche uomini e gruppi Lgbt”: lo ha detto suor Gabriella Bottani,  comboniana, coordinatrice internazionale di Talitha Kum, presentando oggi a Roma una call to action, ossia una chiamata all’azione rivolta alle suore, alla Chiesa cattolica, alle religioni, ai non credenti, ai governi e alle organizzazioni internazionali, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. “Dopo lo choc iniziale della pandemia le reti Talitha kum hanno cercato modi diversi per raggiungere le vittime e continuare insieme percorsi di cura, per non interrompere un lungo cammino di inserimento sociale lavorativo – ha spiegato -. Abbiamo partecipato al dramma di talmente tante persone da non saper più come rispondere a chi chiede aiuto. Lo stop imposto dalla pandemia ci ha connessi ancora di più al dolore e alla fragilità del nostro tempo”. La call to action, ha precisato, nasce “da quello che i nostri occhi hanno visto, le nostre orecchie hanno ascoltato, i nostri cuori hanno sentito. È una azione di advocacy, è una chiamata che prende forma e forza dal dolore delle vittime”. La chiamata all’azione è rivolta a tutti “ma in particolare – ha sottolineato suor Bottani – vogliamo raggiungere i protagonisti della governance globale, Stati e organizzazioni internazionali, per chiedere di impegnarsi di più e sempre”. Il documento, suddiviso in tre parti, è ispirato a quattro verbi importanti: “curare, guarire le ferite fisiche, psicosociali e spirituali; empower; restaurare la dignità umana”. La religiosa ha invitato tutti a celebrare insieme anche la Giornata mondiale di preghiera contro la tratta che ricorre l’8 febbraio. “La tratta e ogni forma di sfruttamento – ha concluso – termineranno solo se trasformiamo i nostri comportamenti individuali e collettivi, agendo sulle cause sistemiche e sostenendo le vittime, offrendo percorsi alternativi e sostenibili di inserimento sociale e lavorativo”.

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