
“Le comunità non si aspettino ‘prodotti finiti’, tuttologi, risolutori di ogni problema. Si aspettino giovani uomini che intendono continuare il loro cammino di docilità allo Spirito all’interno del ministero, in cammino con altri, imparando da altri e accompagnando altri”. Lo afferma il rettore del Seminario diocesano di Milano, don Enrico Castagna, al portale chiesadimilano.it, in vista della ordinazione di 15 preti, che avverrà in duomo sabato 10 giugno. “Li accolgano come un dono, a prescindere; a volte capita, infatti, di essere studiati e misurati più che accolti. D’altra parte – aggiunge Castagna – i preti novelli si predispongano a continuare a imparare e a ricevere, accolgano la realtà per come si presenta, a volte fragile e contradditoria, ma, proprio per questo, ancor più assetata dell’annuncio evangelico dell’amore e della pace”. Sono 15 i diaconi che verranno ordinati sacerdoti dall’arcivescovo Mario Delpini nella celebrazione in duomo. Tutti giovani di età, hanno deciso di spendere la loro vita per Gesù dopo significative esperienze in oratorio, tra lo scoutismo, esperienze missionarie e Giornate mondiali della gioventù, come racconta il rettore del Seminario. Il quale, a proposito della diminuzione numerica dei nuovi preti, afferma: “occorre parlarne per essere oggettivi, per essere docili allo Spirito, per trovare strade nuove per annunciare il Vangelo e formare i futuri presbiteri, non certo per deprimersi”.
I diaconi hanno un’età compresa tra i 24 e i 32 anni, molti sono entrati in Seminario subito dopo la scuola. Può essere positivo avere giovani preti nelle parrocchie? “I preti sono tutti un dono, a prescindere dall’età. Il presbiterio è una casa dove può avvenire un proficuo incontro intergenerazionale. Certo, come avviene nella società, così anche nel presbiterio, l’età adulta e anziana è quantitativamente preponderante. Dunque, giovani che rispondono alla chiamata per il ministero presbiterale sono ancor più presenza che arricchisce il presbiterio e le comunità cristiane; potrà giovarne, in particolare, la pastorale giovanile che, sempre meno, però, deve pensarsi come dipendente dai preti”.