Stabilimento Stellantis Melfi: mons. Fanelli (vescovo), “non percorrere le vie del restringimento e dell’impoverimento”

“Con trepidazione la comunità ecclesiale segue i contatti tra le parti istituzionali, sindacali e Stellantis per definire la centralità dello stabilimento melfitano, i nuovi impegni produttivi ed i connessi piani di attività. Occorre, in primo luogo, un grande piano straordinario per l’auto, oltre l’emergenza, che affronti le scelte di politica industriale e di regolazione della domanda e dell’offerta e di sostegno alla formazione”. Lo scrive il vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa, mons. Ciro Fanelli, in un messaggio in cui esprime “preoccupazione, trepidazione e speranza per i lavoratori del nostro territorio”. “La comunità cristiana auspica che l’occupazione ed il futuro dei lavoratori interessati siano sempre al primo posto nei processi di riconversione verso la sfera dell’elettrico, nella modalità di una transizione sostenibile e graduale, come di recente in più sedi riaffermato, per evitare ricadute negative sotto l’aspetto produttivo ed ancor più occupazionale”, continua il presule.
Il vescovo definisce il funzionamento della fabbrica-auto “coessenziale al nostro territorio”. E sostiene che “la soluzione delle difficili e complesse problematiche che interessano il settore automobilistico non può percorrere le vie del restringimento ed impoverimento della base produttiva con la conseguente riduzione di uno stabilimento avanzato come quello di Melfi”. “Lo stabilimento di Melfi rappresenta, infatti, un significativo potenziale tecnologico, produttivo e occupazionale per tutto il Mezzogiorno d’Italia, che si è costruito nel tempo e che è stato non utilizzato appieno. Esso non può essere vanificato in tutte le sue potenzialità secondo i parametri di un’economia dello scarto, penalizzando il vero progresso umano”.
La Chiesa locale, nell’auspicare un futuro sostenibile, che garantisca il lavoro per tutti e per ognuno, offre “la propria collaborazione per costruire sul territorio una società più coesa e solidale, affinché possano essere gestite e risolte le dolorose questioni che da tempo gravano sulle fasce più deboli e fragili della popolazione”. “È necessario, infatti, accompagnare ‘insieme’ le trasformazioni economiche e produttive in atto, facendo in modo che il nostro territorio non venga escluso dall’innovazione tecnologica e dallo sviluppo digitale”.

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