San Michele arcangelo: mons. Moraglia (Venezia), “ci insegna a compiere il bene sempre, mettere da parte ogni male”

“Compiere il bene sempre, mettere da parte ogni male, vivere in pace con tutti, vincere il male con il bene: è la consegna che l’Arcangelo Michele, in lotta contro il ‘grande drago’ e posto a difesa – come custode e patrono – della città di Mestre, lascia a tutti noi oggi”. Lo ha affermato oggi il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, nell’omelia pronunciata durante la celebrazione eucaristica che ha presieduto nel duomo di Mestre per la Festa del patrono san Michele arcangelo.
“I santi arcangeli, e Michele in modo particolare, ci invitano a riflettere sul nostro rapporto con il Signore e, in particolare, sulla nostra storia, segnata dal drammatico scontro tra bene e male che chiama costantemente in causa le persone, le situazioni e la vita di ogni comunità e che segnerà la storia fino al ritorno del Salvatore”, ha osservato il patriarca, aggiungendo che “san Michele – con il significato del suo stesso nome (‘Chi è come Dio?’) – ci ricorda ogni volta che non c’è nessuno pari a Dio o che possa sostituirlo”.
Dopo ver salutato gli agenti della Polizia di Stato che oggi festeggino il loro patrono, mons. Moraglia si è soffermato sul combattimento che vede impegnato Michele e i suoi angeli contro “il grande drago”. “La storia è un dramma – ossia un’azione – che si dispiega come una lotta tra il bene e il male, tra Michele e Satana e che coinvolge l’intera umanità, voluta e amata da Dio”, ha proseguito il patriarca, ricordando che sono “tante” le “figure che, lungo i secoli, hanno declinato il male, ossia ne sono diventati attori e veicoli, si sono messi a disposizione dell’Avversario di Dio e gli hanno consegnato la loro vita e, spesso tragicamente, anche quella di tanti uomini e donne che ne hanno fatto le spese”. Moraglia ha poi messo in evidenza come “il bene, anche quando sembra sconfitto, ha una sua forza, contagia ed è fecondo; anche quando sembra inutile, in realtà, vince e sconfigge il male”. Gli esempi citati dal patriarca sono quelli di san Massimiliano Kolbe e di Giuseppe Taliercio. In entrambe le loro storie, alla fine, “il bene ha prevalso sul male, nonostante tutto, e ha vinto soccombendo. Come del resto ha fatto Gesù Cristo, l’unico Salvatore”.

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