Diocesi: mons. Morrone (Reggio Calabria-Bova), “il nostro Dna profondo è predisposto per la relazione, negarla è la nostra tomba”

“In questi anni di cammino sinodale, intendiamo immettere il nostro comune percorso ecclesiale, nell’orizzonte programmatico enunciato da Evangelii Gaudium, dall’incontro personale con Cristo, altrimenti rischia di risolversi in una sorta di struscio religioso che non innerva la vita affettiva, famigliare, sociale, amministrativa, politica e culturale del nostro territorio”. Lo ha detto questa mattina mons. Fortunato Morrone, arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, nella celebrazione in cattedrale durante la quale il nunzio apostolico per l’Italia Paul Emil Tscherrig gli ha imposto il pallio. “Alla luce delle beatitudini, che dilatano gli orizzonti del cammino dell’umanità e offrono una visione profetica e anticipatrice degli esiti della storia”, ha affermato il presule, “saremo chiamati a immaginare corresponsabilmente e insieme il nostro essere Chiesa in questo mondo reggino”, “sollecitati a osare nuovi percorsi pastorali, senza aver paura di rischiare di fronte ai nuovi processi culturali e sociali, alle nuove istanze etiche e ai nuovi paradigmi economici, politici e giuridici, che in modo sempre più veloce il mondo, di cui siamo un piccola parte, ci riserva”. Per mons. Morrone, “le beatitudini, somma del Vangelo, sono come l’antidoto di una cultura religiosa presente nel nostro cattolicesimo” che “tende a relegare nel privato personale e in quello famigliare la forza dirompente e innovatrice della fede cristiana”. La ricetta è “camminare insieme”, perché “o ci lasciamo salvare dal Signore insieme, o non ci si salva affatto”. Infatti, ha sottolineato il presule, “non siamo numeri, oggetti, ma soggetti in quanto persone, cioè volti: il nostro Dna profondo è predisposto per la relazione, negarla è la nostra tomba”. Per questo, ha sottolineato, “i cristiani, in forza della loro fede nel Dio di Gesù che ama da morire tutta l’umanità, condividono il loro impegno con tutti coloro che lavorano per la crescita della convivenza umana, dalle istituzioni alle tante forme di volontariato”.

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