Ambiente: Firenze, dottorato honoris causa al Patriarca Bartolomeo per impegno salvaguardia del creato. “I nostri figli hanno diritto a un mondo migliore e più luminoso”

(Foto Nikos Tziotis)

“La distruzione del Creato è un’offesa al Creatore, del tutto inconciliabile con i principi fondamentali della teologia cristiana”. Lo ha detto questa mattina il Patriarca ecumenico Bartolomeo, conosciuto nel mondo come Patriarca verde per il suo impegno ecologico, nel discorso che ha tenuto in occasione del conferimento del dottorato honoris causa della Facoltà Teologica dell’Italia centrale a Firenze, dal titolo “Il mondo come sacramento. Una visione teologica della creazione”. “La crisi che stiamo affrontando nel nostro mondo non è principalmente ecologica”, ha detto il Patriarca. “È una crisi che riguarda il modo in cui percepiamo il mondo. Stiamo trattando il nostro pianeta in maniera empia perché non lo vediamo come un dono ereditato dall’alto. Tuttavia, è nostro obbligo ricevere, rispettare e restituire questo dono a Dio per il bene delle generazioni future. Questa è la fonte del nostro ottimismo. Questo mondo e l’ambiente naturale – la foresta, l’acqua, la terra, tutte le risorse del pianeta – appartengono a tutte le generazioni. I nostri figli hanno diritto a un mondo migliore e più luminoso; un mondo libero dal degrado, dalla violenza e dallo spargimento di sangue; un mondo di generosità e di amore. Ecco come la teologia può contribuire e aprire la strada verso il futuro”. È stato il preside della Facoltà Teologica dell’Italia centrale di Firenze, don Stefano Tarocchi, a consegnare nell’aula magna al Patriarca Bartolomeo il dottorato honoris causa in Sacra Teologia “per il suo impegno in ambito ecumenico, per i suoi numerosi richiami per la salvaguardia del creato e per aver offerto una visione antropologica fondata su un chiaro riferimento cristologico e trinitario”. Questa sera, alle ore 19, nella basilica di San Lorenzo, preghiera ecumenica presieduta da Bartolomeo, arcivescovo di Costantinopoli e patriarca ecumenico, e dal card. Giuseppe Betori, arcivescovo metropolita di Firenze.

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