Musei vaticani: domani la presentazione del progetto “Sekhmet”

Il prossimo “Giovedì dei Musei”, in programma domani, sarà dedicato alla presentazione del “Progetto Sekhmet”, diretto da Alessia Amenta, curatore del Reparto Antichità Egizie e del Vicino Oriente dei Musei Vaticani, in collaborazione con Mario Cappozzo, assistente. L’incontro prenderà il via alle 16 nella Sala Conferenze dei Musei Vaticani dove, ai saluti istituzionali del direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta, seguirà l’intervento della responsabile del progetto Alessia Amenta, che lascerà poi la parola al restauratore Emiliano Ricchi per gli aspetti tecnici legati alla realizzazione di questo imponente gruppo scultoreo, mentre l’ingegnere informatico Stefano Mastrostefano interverrà in merito all’impiego dell’Intelligenza artificiale nel processamento del grande volume di dati raccolti per ogni singola statua. Nel corso dell’incontro sarà dato spazio anche all’Istituto europeo di design (Roma) che ha sviluppato diverse tesi di laurea per l’anno accademico 2021- 2022 nell’ambito del progetto. Il Progetto Sekhmet – si ricorda in una nota – ha preso avvio nel 2017 per studiare le statue della dea Sekhmet conservate nei Musei Vaticani. Undici sculture di leonessa in granodiorite, la cui esatta provenienza non è stata ancora accertata, entrarono in Vaticano nella prima metà del XIX secolo come acquisto della collezione Cavazzi-Guidi. La prima fase del progetto ha eseguito il restauro delle undici statue conservate nel Museo Gregoriano Egizio L’intervento conservativo – eseguito dalla ditta Decesaris sotto la supervisione del Laboratorio di Restauro materiali lapidei dei Musei Vaticani e il Laboratorio di Diagnostica per la conservazione e il restauro, con il sostegno dei Patrons of the Arts in the Vatican Museums (Capitolo del Canada) – ha permesso di ottenere importanti risultati scientifici che sono stati successivamente sviluppati congiuntamente con il Museo Egizio di Torino, custode a sua volta di ventitré esemplari di statue della dea Sekhmet. Le indagini scientifiche hanno evidenziato tracce inequivocabili di cromia, ribaltando completamente la percezione di queste statue all’interno della “grammatica templare”. Il progetto collabora con “Colossi of Memnon and Amenhotep III Temple Conservation Project”, diretto da Houring Sourouzian, che lavora da 25 anni presso il tempio funerario di Amenhotep III a Tebe Ovest (Luxor), il più grande e straordinario mai rinvenuto in Egitto, eretto tra il 1390 e il 1353 a.C. e distrutto circa 150 anni dopo da un terribile terremoto. Proprio da questo sito provengono centinaia di statue della dea Sekhmet (circa 300 al 2022), oggi conservate nei magazzini dell’area. Il fine ultimo di questo grandioso progetto di scavo e conservativo è anche quello di ricollocare “in situ” le statue ritrovate. Altre circa 250 statue provengono dal tempio della dea Mut a Karnak, sulla riva orientale di Luxor, e circa 300 sono oggi sparse anche in numerosi musei del mondo.

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