Demografia: Inapp, babyboomers più longevi, occupati e meno poveri delle generazioni precedenti

Come nel resto dell’Ue, anche in Italia è cresciuto in modo costante il peso della componente più anziana della forza lavoro sul totale degli occupati. Il peso degli over 50 sul totale della popolazione occupata italiana di 15 anni e più è passato dal 21,6% del 2002 al 38,5% del 2020, 5 punti oltre la media Ue27 (33,9%). In proporzione la crescita è stata maggiore fra le donne (+20%) che fra gli uomini (+15%). Allo stesso tempo è cresciuta sul totale dei disoccupati la quota di uomini e donne over 45, arrivando nel 2020 a rappresentare rispettivamente il 33,4% e il 32% delle persone attivamente alla ricerca di un lavoro. È quanto emerge dal Rapporto nazionale sull’attuazione del Piano di azione internazionale di Madrid sull’invecchiamento, realizzato dall’Inapp.
Nel rapporto viene messo in evidenza che il pilastro pensionistico pubblico oltre ad aver contribuito ad una permanenza prolungata dei lavoratori e delle lavoratrici nel mercato del lavoro, a seguito del progressivo innalzamento dell’età pensionabile, ha favorito il contenimento del rischio di povertà al di sopra dei 65 anni. Fra il 2005 e il 2020, in questa fascia di popolazione, l’incidenza della povertà relativa è infatti rimasta più o meno costante (intorno al 5%) mentre la povertà assoluta ha fatto registrare una marcata diminuzione, dal 15% del 2002 a 7,6% del 2020. La percentuale di quanti sono esenti dal rischio di povertà si è ulteriormente ampliata (dall’88,5% del 2010 a 92,4% del 2020).
Un numero sempre più ampio di anziani, viene rilevato, vive in soluzioni di vita autonoma ed indipendente (+3,31%) e in condizioni di salute in costante miglioramento; la percentuale di anni in buona salute sull’aspettativa di vita dopo i 55 anni è cresciuta per entrambi i generi di 9,1 punti, nonostante l’impatto della pandemia.

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