Criminalità: don Ciotti (Libera), don Ciotti (Libera), “questa ‘variante’ provoca malattia e morte sociale indebolendo la democrazia e ostacolando il cambiamento”

(Foto: Libera e Lavialibera)

“Esiste una variante che, come quelle del virus, provoca malattia e morte sociale indebolendo la democrazia e ostacolando il cambiamento. Ma che, agendo nell’ombra, viene poco localizzata e quindi non abbastanza combattuta. Una variante alla quale rischiamo di abituarci in una convivenza che sarebbe alla lunga letale”. Lo dice don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera, commentando i dati emersi nel dossier “La tempesta perfetta 2022. La variante Criminalità”, diffuso oggi da Libera e Lavialibera. “Con grande tempestività e indubbia lungimiranza strategica le mafie hanno saputo cogliere le opportunità della globalizzazione, cioè dell’espansione mondiale del ‘libero mercato’, dove libero vuol dire in sostanza privo di regole, soggetto alla sola legge del più forte – osserva il sacerdote –. Sono diventate così mafie ‘imprenditrici’, capaci di padroneggiare i meccanismi più sofisticati della finanza, di prevedere e in parte influenzare, col peso dei loro patrimoni, le fluttuazioni delle Borse, di assicurarsi le prestazioni di professionisti e tecnici di prim’ordine”. Per don Ciotti, “nella testa ‘arcaica’ del boss si è impiantata la visione ‘moderna’ del manager. Così se i fatti di sangue oggi paiono in diminuzione – ma in certi contesti la violenza diretta e l’omicidio sono ancora prassi – è perché la ‘variante’ mafiosa ha assunto sempre più l’aspetto di una più generica ‘variante criminale’ che uccide meno i corpi e più le speranze, agendo come un parassita sociale che ruba il bene comune, i diritti, inquinando l’economia e minando le basi della democrazia”. In questi due anni di Covid, conclude il presidente di Libera, “il contagio della ‘variante criminale’ è arrivato ai massimi livelli storici approfittando dello stallo politico, economico e sociale determinato dal virus. Tutti ci auguriamo di lasciarci alle spalle la pandemia e lo stallo in cui per due anni ci ha costretti a vivere, ma ripartire con la ‘variante criminale’ ancora diffusa nel corpo sociale rischia di trasformare la ripartenza in una ricaduta nei virus di mafia e corruzione, una ricaduta dalla quale sarà difficile rialzarsi”.
“In questo oscuro scenario – commenta Libera – la lotta alle mafie e alla corruzione sembra scomparsa dall’agenda politica del Paese nonostante il prezioso e grande lavoro compiuto delle Forze dell’Ordine e della magistratura. Proprio nell’anno in cui ricorre il trentennale di ‘mani pulite’ e delle stragi mafiose di Capaci e via D’Amelio, sembra che questi fenomeni criminali si siano radicati in un distorto ‘senso comune’. Quasi si trattasse di una ‘patologia nazionale’ ormai cronicizzata, in un processo di normalizzazione per cui meglio fingere che il problema non esista o sia meno grave di quel che sembra coesistere – e se possibile fare affari – con le mafie e grazie alla corruzione sembra diventata la strategia vincente di molti ‘colletti bianchi’”.

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