Droga: Squillaci (Fict), “in Italia si è abbassata notevolmente la percezione del rischio dell’uso di sostanze”

“La sensazione è che, in Italia, si sia abbassata notevolmente la percezione del rischio dell’uso di sostanze e questo è dovuto alla carenza di percorsi di prevenzione educativi strutturati”. Lo denuncia Luciano Squillaci, presidente della Federazione italiana comunità terapeutiche (Fict), dopo la Relazione al Parlamento  2020 sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia. Per questo, evidenzia, “c’è necessità di risorse ma, negli ultimi dieci anni, “c’è stato un forte disinvestimento in questo settore e ora ne paghiamo evidentemente le conseguenze. Lo ribadiamo: occorre rifinanziare immediatamente il Fondo nazionale per la lotta alla droga”.
Nei centri di aggregazione, nei servizi di prevenzione nelle scuole e nei territori, “le strutture della Fict raggiungono circa 35.000 minori ogni anno, così intercettiamo diverse migliaia di casi che fanno uso strutturale di sostanze. Numeri enormi  – dice Squillaci – che fanno pensare ed ai quali si aggiungono ulteriori elementi dettati dall’esperienza quotidiana dei servizi. È evidente a tutti l’aumento dei consumatori di cannabinoidi, superiore al 30% negli ultimi 7 anni, e i minori in carico al servizio sanitario per problemi di dipendenza, negli ultimi 5 anni, sono più che raddoppiati. L’European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction mette gli adolescenti italiani al primo posto in Europa per il policonsumo”.
Si registra poi “il trend in costante aumento del consumo di cocaina, che si riflette sulle richieste di trattamento confermate dai dati dei servizi della Fict: nel 2019, secondo l’osservatorio raccolta dati della Federazione, sull’utenza totale inserita nelle nostre strutture, circa il 37% ha richiesto il trattamento terapeutico per cocaina e crack come sostanza di abuso primario, seguito dal 27% da eroina e dal 14% da cannabis…”
Conclude il presidente della Fict: “Il sistema ufficiale dei servizi (servizio pubblico e comunità terapeutiche) ha una grande difficoltà ad intercettare il fenomeno giovanile delle dipendenze. Sono pochi i giovani che spontaneamente si rivolgono ai servizi. Il sistema dei servizi è tarato ancora sull’eroinomane classico, secondo una normativa, la 309/90, ormai inadeguata a rispondere ai nuovi bisogni e alle nuove tendenze giovanili”.

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