Coronavirus Covid-19: Coldiretti, 1 italiano su 2 in aree ad alto rischio. Da chiusure attività ristorazione perdita 4,6 miliardi al mese. Subito adeguati sostegni economici

foto SIR/Marco Calvarese

Le misure più restrittive colpiscono oltre 1 italiano su 2 (56%) che risiede in zone a massimo ed elevato rischio dove si registrano gli indici peggiori per quanto riguarda l’andamento dei contagi. È quanto emerge dall’analisi Coldiretti sull’impatto delle nuova mappa della pandemia. Nelle Regioni rosse – sottolinea Coldiretti – sono state messe in “lockdown” 16,9 milioni di persone alle quali se ne aggiungono 16,8 che vivono nelle aree arancioni per un totale di 33,7 milioni di persone sottoposte a restrizioni su spostamenti, orari e attività commerciali e produttive. “La nuova maxi area nazionale rossa e arancione blocca di fatto 234mila bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi con una perdita di fatturato mensile di almeno 4,6 miliardi ed un drammatico effetto a valanga sull’intera filiera per il mancato acquisto di alimenti e vino”.
Nelle zone critiche è consentita la sola consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 la ristorazione con asporto. Ma limitazioni permangono anche nel resto del territorio nazionale dove le attività di ristorazione (bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite solo dalle 5 alle 18 con la possibilità sempre della consegna a domicilio, nonché fino alle 22 della ristorazione con asporto.
Una chiusura i cui effetti “si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità”. “In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato”. Per questo, conclude, le limitazioni alle attività di impresa devono prevedere “un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione in un settore chiave del Made in Italy”.

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