Migranti: Rete ecclesiale latinoamericana Clamor e Unhcr, insieme per prevenire la violenza contro donne e minorenni nei contesti di mobilità umana

(Foto: Celam)

La Rete ecclesiale latinoamericana sulle migrazioni, la tratta, il rifugio e lo sfollamento “Clamor” e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) uniscono le forze per prevenire la violenza contro le donne e le ragazze nei contesti di mobilità umana. A tal fine, hanno organizzato un workshop a Panama con 20 operatori pastorali provenienti da otto Paesi dell’America Latina e dei Caraibi, di diverse vocazioni.
Elvy Monzant, segretaria esecutiva di Clamor, spiega all’agenzia informativa del Celam che “l’obiettivo di questo laboratorio è formare operatori in grado di moltiplicare processi di formazione per le organizzazioni che fanno parte della nostra rete che offrano strumenti concettuali e metodologici per combattere le diverse forme di violenza contro le donne”.
Valentina Duque, responsabile delle Nazioni Unite per la violenza di genere, ha sottolineato che, oltre all’Unhcr, questo workshop è stato organizzato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), dal Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione e dalla piattaforma R4B. Dal 2018 Unhcr e rete Clamor hanno legami di cooperazione, nati dalla risposta umanitaria alla situazione in Venezuela; da allora “entrambe le organizzazioni hanno lavorato a stretto contatto per affrontare la situazione delle persone in situazione di rifugiato e sfollamento forzato in tutta la regione”.
Nel 2022 “abbiamo compiuto un passo importante per rafforzare questa cooperazione a livello regionale con lo sviluppo di un piano congiunto per rafforzare le capacità e standardizzare i servizi forniti da entrambe le organizzazioni per affrontare i casi di migranti e i centri d’accoglienza gestiti dalle organizzazioni della Chiesa cattolica”. Secondo i rapporti dell’Unhcr, nella regione ci sono più di 22 milioni di persone in mobilità forzata, il 46% delle quali sono donne e ragazze, che subiscono violenza di genere anche nei Paesi di origine, ma anche in quelli di transito e di accoglienza. “Si tratta di un problema sempre presente e poco denunciato e nel contesto dell’emergenza e degli spostamenti forzati i rischi aumentano, colpendo in modo sproporzionato donne e ragazze”, ha dichiarato Duque.

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