Gino Cecchettin: Pollo (antropologo), “bene che il dolore non diventi risentimento”. Se possibile trasformare l’amore sottratto dall’uccisione di Giulia “in amore da donare agli altri”

(Foto ANSA/SIR)

Impedire che il trauma per l’uccisione violenta di Giulia si traduca in risentimento e, se possibile, riuscire a trasformare l’amore che la perdita ha sottratto in amore da donare agli altri, in gentilezza, empatia, benevolenza. Questo, sostiene in un’intervista al Sir Mario Pollo, antropologo dell’educazione, già docente di sociologia e pedagogia all’Università Lumsa di Roma, il possibile percorso che attende Gino Cecchettin, padre straziato dal dolore ma pacato e composto, che ha detto di non provare odio. “È bene, infatti – spiega Pollo -, che il trauma di questa gravissima perdita non si trasformi in risentimento; non solo nei confronti di chi ha inferto la ferita, il che sarebbe umanamente comprensibile, ma anche nei confronti della società sulla scorta dell’’uomo del sottosuolo’ di Fëdor Dostoevskij, di fronte ad un mondo avvertito ostile e colpevole di avergli sottratto le cose più care e preziose. Per il suo enorme potere distruttivo, su di sé e sugli altri, il risentimento è il peggior nemico che si possa avere”. Il secondo punto, secondo l’antropologo, “è la necessità di un percorso di elaborazione della sofferenza e del lutto che porti alla cicatrizzazione della ferita ricevuta, ossia al riconoscimento e all’accettazione profonda dentro di sé della perdita subita. Un percorso – conclude – da intraprendere possibilmente con il sostegno di qualcuno e che potrebbe arrivare a trasformare l’amore che la perdita ha sottratto in amore da donare agli altri, in un atteggiamento di gentilezza, empatia, benevolenza verso il prossimo”.

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